Imparare con gusto

Insegniamo ai bambini a non sprecare

Fa discutere la decisione di un istituto scolastico veneto di vietare ai bambini di portare a casa ciò che non è stato consumato durante i pasti alla mensa scolastica.

Insegniamo ai bambini a non sprecare

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Da qualche tempo, complici la crisi economica e l'esorbitante rincaro dei generi alimentari, in Italia e in Europa sta cominciando a diffondersi una sorta di cultura della lotta allo spreco. Il cibo è sacro e sprecarlo è un peccato mortale. Se ne è interessata anche la politica sia nostrana che estera, con provvedimenti come quello che renderà obbligatorio per i ristoratori offrire un servizio di "doggybag" con le quali i clienti possano portarsi a casa il cibo avanzato nel piatto.

Perciò ha destato un certo clamore e un certo stupore la mossa di un istituto scolastico di Chioggia con la quale è stato introdotto in maniera categorica il divieto di portarsi a casa il cibo avanzato o non consumato dai bambini. I genitori si sono comprensibilmente infuriati perché quel cibo lo pagano e ovviamente hanno tutto il diritto di disporne. La scuola si è giustificata affermando che l'imposizione è stata introdotta perché i bambini, vista la loro giovane età, non sarebbero in grado di trasportare gli alimenti fino a casa, con il presunto rischio di guastarli o comprometterne la conservazione. Il divieto riguarda tutto ciò che viene servito sulla tavola dei piccoli scolari, dal pane alle vaschette che contengono i secondi alla frutta, spesso una mela o una banana.

La risposta dell'istituto non ha convinto i genitori tra i quali serpeggia la polemica e il sospetto per cui tale regola altro non sia che un escamotage per poter riciclare il cibo o una parte di esso il giorno dopo oppure, ancora peggio, per impedire ai genitori di prendere visione della qualità degli alimenti serviti ai propri figli. Non credo possa essere messa in discussione la qualità del cibo della mensa, sul quale sicuramente vengono effettuati rigidi controlli per garantirne gli standard ma sicuramente questo divieto non contribuirà a formare nei bambini quella coscienza di sostenibilità che sarà fondamentale in età adulta.

A scuola si va per imparare, non solo storia e geografia ma anche i comportamenti sociali necessari per vivere nel pieno rispetto del prossimo e del pianeta. Un'educazione alla lotta allo spreco alimentare e al riuso è necessaria per formare l'uomo del futuro, perciò negare al bambino di portarsi a casa il fruttino o il pane che non è riuscito a mangiare non è certo un bell'insegnamento.

Mi auguro quindi che la scuola possa rivedere e revocare tale divieto e anzi approfittare della situazione per insegnare ai bambini quanto sia prezioso ciò che finisce nei loro piatti.

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