Guerra in Israele

La paura di Lerner e il consiglio dei suoi amici: "Attento a camminare per strada"

Gad Lerner esprime la propria preoccupazione in merito al conflitto in atto fra Israele e Hamas, e confessa di temere che lo scontro si espanda

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È un Gad Lerner preoccupato quello comparso in collegamento durante la puntata di venerdì 13 ottobre di Propaganda live, su La7. Nel corso della trasmissione, si è naturalmente discusso del conflitto in atto fra Israele e Hamas e il giornalista di origini libanesi non ha mancato di esprimere i propri timori in merito a quanto sta accadendo. Nato a Beirut (Libano) da una famiglia ebraica stabilitasi poi in Palestina, Lerner è toccato nel profondo da quanto sta accadendo.

"Sono angosciato, vivo in un incubo", confessa Lerner in collegamento con lo studio. "Mentre voi eravate in onda, la notte di venerdì scorso, non ditelo al ministro Piantedosi ma era in corso un grande rave party nel deserto del Neghev. Migliai di ragazzi che si divertivano, abituati a ignorare del tutto il fatto che a pochi chilometri di distanza ci fosse Gaza", passa poi a raccontare il giornalista, rifendosi all'attacco compiuto durante la festa. "Sono ragazzi che magari provenivano da Tel Aviv, una città trasgressiva, molto cara ma molto godibile per i laici, che spesso litigavano con la componente ultra-ortodossa della stessa società israeliana. Questi ragazzi trovavano inconcepibile che potesse venire un pericolo da Gaza, perché erano troppi anni che li consideravano sottomessi, lontani. Erano abituati a dimenticare l'esistenza di quell'inferno al loro paradiso, anche se era un paradiso molto lacerato".

Conclusa l'analisi su quanto accaduto al rave party nel deserto del Neghev, Gad Lerner passa a parlare dei propri timori. Secondo il giornalista, è accaduto l'impensabile, perché nessuno avrebbe mai previsto un simile attacco. "Chi oggi dice: 'Ce lo dovevamo aspettare'... ma chi si aspettava che Hamas avesse questa forza militare? E chi credeva che avesse questa crudeltà, ossia che considerasse subito suoi bersagli ragazzi e ragazze, donne e bambini dei kibbutz, perché uccidere l'ebreo era comunque una forma di guerra, e non di crimine contro l'umanità", commenta Lerner. "Qui è divampato, e adesso stiamo con le dita incrociate a vedere se si massacrano soltanto lì", confessa il giornalista. "La sensazione è che invece il contagio si estenda, perché le guerre scoppiano sempre più spesso. E ci sentiamo coinvolti, facciamo il tifo".

Lerner rivela di stare ricevendo parecchie telefonate da parte di amici e conoscenti preoccupati quanto lui, che temono una fine di Israele ormai prossima. "Addirittura mi dicono: 'Stai attento ad andare per strada, perché è noto che sei ebreo e chissà che con questa guerra qualcuno non se la voglia prendere con te", spiega Gad Lerner.

"E intanto ci sono i tifosi di questi popoli fratelli, la cui grande maggioranza di entrambi vorrebbe solo vivere in pace", conclude.

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