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La "pizza" nell'affresco di Pompei: ecco la storia del cibo italiano per eccellenza

Scoperta in un affresco di duemila anni fa l'antenata della pizza napoletana. L'archeologia dà ulteriore conferma ad una tradizione millenaria

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La pizza a Napoli e dintorni si prepara da millenni. Lo sanno benissimo i napoletani e tutti i campani, è un vero e proprio dogma che si impara fin dalla nascita. Ora una grande conferma la fornisce la ricerca archeologica. Tra le rovine di Pompei, la splendida città romana distrutta e sepolta dall' eruzione del Vesuvio del 79 d.C. , i ricercatori hanno fatto una scoperta a dir poco straordinaria.

Nel corso dei nuovi scavi organizzati nell' Insula 10 della Regio IX della città antica è stato rinvenuto negli scorsi giorni un affresco di rara bellezza e raffinatezza in perfetto stato di conservazione. In esso è raffigurata una "natura morta", un grande vassoio d'argento sul quale troneggia una grande coppa colma di vino, attorniata da frutti, fiori e da qualcosa che lascia davvero a bocca aperta.

In questa istantanea di quasi 2000 anni fa, preservata per noi dalle ceneri vulcaniche, si offre allo sguardo quella che è a tutti gli effetti l'antenata delle pizze partenopee. La forma è la stessa e si riconosce persino il tipico cornicione. Ovviamente non può trattarsi di una iconica pizza margherita, i romani non conoscevano il pomodoro e si sarebbe dovuta aspettare la scoperta dell' America e ancora oltre prima di vederlo utilizzato in cucina. Il condimento in questo caso sembrerebbe essere una sorta di pesto molto diffuso e apprezzato all'epoca dei fasti pompeiani, il moratum, una salsa preparata con erbe, formaggio fresco, sale, olio d'oliva e aceto.

Questa saporita protopizza insieme alla coppa di vino faceva parte dei cosiddetti " xenia ", i doni sacri dell' ospitalità, secondo un cerimoniale talmente antico da risalire ad Omero. I viaggiatori venivano accolti e rifocillati con cibi e bevande, sotto la protezione del padrone di casa e degli dei. Troviamo menzione di antichissime progenitrici delle pizze persino nell'Eneide, nella quale si fa riferimento all'usanza di usare pani dalla forma schiacciata e focacce come piatti o taglieri su cui venivano adagiati altri cibi.

Millenni dopo, quella focaccia condita e farcita divorata un tempo dagli eroi mitologici, divenne un piatto popolare nella Napoli del '500 dove si cominciò a darle il nome di pizza, derivante dalla parola greca pita, una sorta di pane schiacciato ancora molto apprezzato nel mondo ellenico. Veniva ricoperta di condimento bianco, olio e formaggio oppure con pesce e olive.

Verso la metà del '700 vennero finalmente aggiunti i pomodori, fino ad allora guardati con diffidenza ma entrati poi pieno titolo tra gli ingredienti più amati. Quando nel 1843 il celebre scrittore francese Alexandre Dumas, autore dei Tre Moschettieri, visitò Napoli nel corso del Grand Tour, rimase colpito dalla grandissima varietà dei condimenti utilizzati per la pizza. Nel 1889 arrivò il debutto ufficiale della pizza Margherita, chiamata così in onore della Regina d' Italia. Il cuoco e pizzaiolo Raffaele Esposito la preparò utilizzando ingredienti i cui colori richiamassero la bandiera italiana: il verde del basilico, il bianco della mozzarella, il rosso del pomodoro.

Fu il culmine dell'immortale e felice storia d'amore tra la bella Napoli e la sua leggendaria pizza.

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