Attualità

Barchini, migranti e microcriminalità: l'emergenza (invisibile) a Pantelleria

Con la bella stagione, a Pantelleria torna il timore di nuovi sbarchi clandestini di massa. Lo scorso anno, in sole 24 ore, arrivarono quasi 400 migranti. Le voci dall'isola spesso trascurata da giornaloni e tv

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L'isola che non c'è. Assente dai titoloni dei giornali e spesso trascurata dagli obiettivi delle telecamere, Pantelleria invece esiste eccome. Non solo sulla cartina geografica. Avamposto d'Europa a un passo dall'Africa, la terra dello Zibibbo e delle antiche tradizioni è protagonista dell'attualità e di un fenomeno - quello migratorio - che interessa da vicino anche le sue coste. Mentre l'attenzione mediatica è tutta puntata su Lampedusa, anche quest'isola distante soli 70 chilometri dalla Tunisia subisce a modo suo il problema degli sbarchi clandestini. Dal 2017 a oggi il numero degli approdi è decuplicato, con modalità e intensità variabili che in più occasioni hanno messo a dura prova i sistemi d'accoglienza del luogo.

Gli sbarchi a Pantelleria

"Le nostre coste sono a scogliera e questo è un deterrente agli sbarchi di massa. Spesso i migranti arrivano alla spicciolata con piccole imbarcazioni talvolta difficili da intercettare", ci spiegano alcuni volontari che in passato avevano dato una mano nei soccorsi. Ma la cronaca recente ricorda che anche a Pantelleria non sono mancati approdi corposi, a seguito dei quali si sono innescate dinamiche d'emergenza. Lo scorso mese di agosto, ad esempio, in sole ventiquattr'ore si registrarono 20 sbarchi: di colpo arrivarono 392 migranti, ma i moduli abitativi d'accoglienza ne potevano ospitare solo 100. Più recentemente, il 24 marzo, in una giornata fuorono 161 i profughi sbarcati o soccorsi in mare. E il timore è che adesso, con il miglioramento delle condizioni meteomarine, i flussi ripartano con maggior frequenza, riportando l'isola alle condizioni critiche di dodici mesi fa, quando il sindaco Vincenzo Campo aveva parlato di "situazione molto pesante" e chiesto l'intervento dell'allora ministro dell'Interno Luciana Lamorgese.

Furti e scassi sull'isola

Sebbene al momento la situazione sia sotto controllo, una certa preoccupazione resta, anche alla luce di alcuni spiacevoli episodi avvenuti in passato sull'isola, quando si registrarono tentativi d'intrusione e furti nelle proprietà private da parte di alcuni migranti sfuggiti ai controlli delle forze dell'ordine. "Hanno rotto porte e finestre e sono entrati nelle case", ci spiega un cittadino. E un altro conferma: "Diversi sono stati gli scassi, in molti casi nemmeno denunciati perché sarebbero state denunce contro ignoti destinate a decadere senza apportare alcun risarcimento. Molti hanno quindi desistito". La notizia, anche in questo caso, è passata in sordina. Così come quella delle strutture di prima accoglienza isolane congestionate. In genere, infatti, quando si parla di sbarchi i microfoni e le telecamere sono rivolti altrove, forse anche per una pigrizia narrativa che tuttavia non offre un quadro completo della situazione.

"Giusto che il governo dia regole"

Negli ultimi mesi, in particolare, a monopolizzare il flusso informativo sull'argomento era stato il braccio di ferro ingaggiato dalle Ong contro il governo, accusato di "cattivismo" per il solo fatto di aver ribadito criteri di legalità. In realtà, chi vive nei territori drettamente interessati dai fenomeni migratori ha una visione differente e più pragmatica della questione. "È ovvio e giusto che il governo dia delle regole, perché sennò diventeremmo un territorio senza controllo. Le condizioni economiche dell’Africa sono tali per cui, nel tempo, certi fenomeni sono destinati ad aumentare. Creare condizioni che regolamentino tutto questo è importante e opportuno, anche in accordo con la Comunità europea che sino a oggi è stata un po' latitante su questo tema", afferma Fabrizio D'Ancona, imprenditore pantesco e candidato sindaco a Pantelleria sostenuto dalle liste di centrodestra (sull'isola si voterà il 28 e 29 maggio prossimi).

La richiesta di immigrazione regolare

Parlando con gli abitanti dell'isola si comprende come la questione migranti sia solo una delle tante da affrontare. E forse nemmeno la prioritaria, nella percezione più diffusa. Ma il tema c'è ed è collegato ai futuri equilibri locali ben più di quanto si possa credere. A Pantelleria, infatti, si riflette e si amplifica una condizione che emerge anche su scala nazionale: l'immigrazione regolare e proporzionata alle possibilità di integrazione è un valore aggiunto, quella illegale innesca invece dinamiche di insicurezza. Sull'isola in provincia di Trapani lo sanno quei piccoli imprenditori agricoli che nelle loro vigne danno lavoro a braccianti stranieri, offrendo a questi ultimi un profitto e una possibilità di inserimento sociale. Ma le quote attuali non bastano. "È inutile che otteniamo il riconoscimento della vite ad alberello come patrimonio Unesco se poi siamo costretti ad abbandonare le vigne perché manca forza lavoro", lamenta infatti un produttore.

"Il razzismo è qualcosa che non ci appartiene, come isola abbiamo una cultura dell'accoglienza nella nostra storia. Dobbiamo quindi accogliere le persone che necessitano di aiuto e che ci possono aiutare, ma in modo ben definito, controllato e secondo le leggi", ribadisce D'Ancona, dando voce a un sentire comune.

Anche così Pantelleria pensa al (proprio) futuro.

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