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"Questa statua verrà giù". L'odio femminista contro Indro Montanelli

Durante il corteo "transfemminista" sfilato in serata a Milano, l'ennesimo oltraggio alla memoria di Indro Montanelli. Fumogeni accesi vicino al suo monumento. E dai megafoni slogan d'odio: "Questa statua verrà giù"

"Questa statua verrà giù". L'odio femminista contro Indro Montanelli

L'odio femminista ha colpito ancora. Oltraggioso come sempre. Quello sfilato in serata a Milano doveva essere un corteo pacifico in occasione dell'8 marzo: così lo avevano descritto gli organizzatori, lasciando sperare che l'ideologia non trascendesse. Invece no: alla fine ha prevalso il rancore. Una volta arrivati al parco Indro Montanelli, in via Manin, gli attivisti della manifestazione organizzata da "Non una di meno" hanno acceso dei fumogeni viola in segno di protesta contro il grande giornalista toscano, fondatore de IlGiornale. Poi hanno gridato slogan pieni di aggressività.

"Questa statua verrà giù, non sappiamo bene quando e in che giorno, ma la statua verrà giù", hanno esclamato al megafono gli attivisti, manifestando l'auspicio di vedere disintegrato il monumento in onore di uno dei più illustri giornalisti italiani di sempre. L'effigie di Montanelli già era stata bersagliata dai militanti dei movimenti femministi l'8 marzo 2019, quando - all'interno del parco milanese - era stata imbrattata di vernice rosa durante una manifestazione. Stavolta, oltre ad accendere i fumogeni, i manifestanti si sono limitati a esporre dall'ingresso dei giardini uno striscione con la seguente scritta: "Stupro, pedofilia e colonialismo non sono errori".

Parole assurde e comprensibili solo nell'ottica della fallace retorica femminista, riferita alle nozze che Indro contrasse in Etiopia con la giovanissima Destà, in tempo di guerra. Un episodio che lo stesso giornalista raccontò in più occasioni, contestualizzandolo con l'epoca e l'ambito socio-culturale in cui avvenne. Ma certa ideologia riesce persino a ignorare la storia e a sporcare la memoria dei suoi protagonisti.

Sfilando per le vie di Milano, il corteo autorizzato ha toccato alcuni luoghi simbolo - dal palazzo della Regione alle vie del lusso - cadenzando il proprio incedere con slogan politici. Davanti al Fatebenefratelli, ad esempio, le femministe si sono scagliate contro la difficoltà di "accedere per l'interruzione di gravidanza".

Da lì, la manifestazione è proseguita proprio in direzione dei giardini Indro Montanelli, dove si è consumata la contestazione contro il compianto giornalista.

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