La stanza di Feltri

Social, niente divieti ma tanta attenzione

Caro Giovanni,ebbene sì, la città di New York, insieme al distretto scolastico e le istituzioni sanitarie della metropoli statunitense, hanno denunciato TikTok, Facebook e YouTube

Social, niente divieti ma tanta attenzione

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Social, niente divieti ma tanta attenzione

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Stimatissimo Direttore Feltri,

ho tre nipoti adolescenti che trascorrono gran parte della loro giornata, pasti inclusi, con la testa china sul telefonino, navigando sui social network. Io e mia moglie ci siamo rassegnati a questo andazzo. Del resto, il nostro ruolo ci impedisce di obbligarli a mettere da parte i cellulari. Quando ci abbiamo provato, ci hanno risposto che a casa fanno così e che i genitori non si lamentano. Intavolare un discorso,

aprire una conversazione, interloquire, condividere qualsiasi cosa sono attività impossibili. Noto anche che questa perenne immersione nella rete li rende indifferenti al mondo reale, sembrano quasi storditi, imbambolati. Il che mi preoccupa. Ecco perché penso che abbia fatto bene il sindaco di New York a querelare TikTok, Facebook e YouTube per i danni provocati alla salute mentale di bambini e ragazzi. È ora che qualcuno si assuma le proprie responsabilità

e anche di cambiare registro. Lei cosa ne dice?

Giovanni Puntorieri

Caro Giovanni,

ebbene sì, la città di New York, insieme al distretto scolastico e le istituzioni sanitarie della metropoli statunitense, hanno denunciato TikTok, Facebook e YouTube in quanto ritengono che le società proprietarie abbiano «consapevolmente progettato, sviluppato, prodotto, gestito, promosso, distribuito e commercializzato le loro piattaforme per attrarre e creare dipendenza, con una supervisione minima da parte dei genitori», generando in tal modo danni alla salute mentale dei fanciulli. Tu stesso riporti la tua esperienza personale, raccontando che i tuoi nipoti non si scollano dai telefonini, persino durante i pasti, quando sarebbe buona norma deporre il cellulare e condividere il momento conviviale con i familiari. E questo, in effetti, è sintomo di una sorta di dipendenza da social network, patologia di cui sono affetti tuttavia non soltanto i nostri ragazzi ma anche i genitori e persino i nonni, non tutti virtuosi come te.

Tu dici che sarebbe opportuno che qualcuno si assumesse le proprie responsabilità, che dunque il colpevole di tale fenomeno dilagante facesse un passo avanti e poi qualcuno indietro, come se bastasse tutto ciò per rieducare ed educare coloro che hanno sviluppato un rapporto insano con la tecnologia e le sue varie applicazioni e declinazioni.

Perdonami, ma sono costretto a dissentire. Non soltanto il permanere troppo a

lungo sui social è nocivo e produttivo di abuso e assuefazione. Anche l'alcol, i farmaci, il cibo, lo sport, quando vengono consumati o, nel caso dell'attività fisica, eseguiti, senza regole, senza limiti e senza discernimento determinano danni psicofisici di ampia portata che possono sfociare persino nella morte. Eppure non ci sogniamo di demonizzare, ad esempio, il cibo, di vietarlo, di metterlo al bando poiché potrebbe renderci obesi. Il fast-food fa ingrassare aumentando le probabilità di sviluppare diverse malattie cardiovascolari e non solo. Quindi dovremmo trascinare in tribunale le catene che vendono questa tipologia di alimenti in quanto ci risultano troppo appetitosi e attraenti? O forse dobbiamo essere noi a migliorare il nostro rapporto con il cibo, ad acquisire uno stile alimentare sano, a consumare certe proposte offerte dal mercato con moderazione, a rispettare dei limiti?

Gli adulti ora puntano il dito contro i proprietari che gestiscono le piattaforme social, come se pretendessero che siano questi ultimi a vigilare sui figli dei primi e controllarli, fissando limitazioni e norme di corretto utilizzo. Mi pare che questo sia chiedere un po' troppo. Sono i genitori a dovere supervisionare bambini e adolescenti, stabilendo quando e quanto lo smartphone può essere adoperato, impegnandosi poi a verificare i tempi trascorsi sui social e le pagine visitate e intervenendo nel caso in cui notassero qualcosa

di preoccupante. I social network non sono colpevoli delle negligenze e dell'assenza di padre e madre, o di genitore 1 e genitore 2, ricorrendo al lessico progressista.

Purtroppo, fa molto comodo al babbo e alla mamma consegnare nelle manine del figlioletto il telefonino troppo precocemente per farlo stare zitto, tenerlo buono, distrarlo. Così la creatura si abitua a maneggiare costantemente certi aggeggi. È colpa di chi Facebook lo ha creato o è colpa di chi ha messo al mondo quei bambini eppure non ha avuto cura di educarli come si dovrebbe?

Aggiungo, infine, che i nostri figli ricalcano i nostri stessi comportamenti. Se stanno ore ed ore sulla rete è perché vedono gli adulti di riferimento fare lo stesso. Andare alla ricerca del solito capro espiatorio non cambierà le cose. Serve una presa di coscienza collettiva. Quindi, la prossima volta, intervieni, imponi ai tuoi nipoti di non sedersi a tavola con il telefono. Ti garantisco che, superate le prime proteste, un po' più avanti ti saranno grati. E se non ti saranno grati, pazienza.

Avrai comunque fatto loro del bene.

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