La stanza di Feltri

La verità su me stesso e sulla beneficenza

Mi è sempre piaciuto provocare affermando senza filtri il mio pensiero e non è mai stato un mio obiettivo quello di conquistare a tutti i costi il pubblico fornendo di me una versione che avrebbe potuto attirare consensi e approvazione

La verità su me stesso e sulla beneficenza

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La verità su me stesso e sulla beneficenza

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Direttore Feltri,

la descrivono spesso come un burbero, ma ha dimostrato di essere capace di gesti di generosità e di possedere una sensibilità superiore, che difficilmente riscontro nelle persone. Perché vuole vestire i panni del cattivo se è nient'altro che un buono? Ho apprezzato che abbia pagato la multa

ai senzatetto, così come ho prestato attenzione ad altre sue nobili azioni, di cui forse molti si dimenticano. Non ci conosciamo di persona, ma sono una sua accanita lettrice, quindi non si stupisca per questa mia dichiarazione: le voglio bene.

Luisa Righetti

Cara Luisa,

in effetti vengo definito di frequente «stronzo» e «cinico», ma tale non mi sono mai sentito. Mi è sempre piaciuto provocare affermando senza filtri il mio pensiero e non è mai stato un mio obiettivo quello di conquistare a tutti i costi il pubblico fornendo di me una versione che avrebbe potuto attirare consensi e approvazione. Nonostante questo, sono riuscito a farmi amare, non soltanto odiare. E di ciò mi stupisco, vuol dire che la gente sa andare oltre la superficie. Proprio come te, Luisa.

Pagando la multa ai senzatetto non ho fatto nulla di speciale e mi meraviglio che tale gesto abbia prodotto tutta questa risonanza mediatica. A me pare di avere semplicemente compiuto un mio dovere. Nulla di straordinario, dai. Vorrei che l'attenzione si focalizzasse non sul mio atto, ma sull'atto del multare chi non ha un soldo in quanto ritenuto reo di violare il suolo pubblico adoperandolo per qualcosa di non consentito. Beh, vorrei rammentare a chi ha comminato l'ammenda

che i senzatetto sul marciapiede pubblico e sulla strada campano, cioè dormono, bevono, mangiano tutti i giorni, loro malgrado. E ci stanno poiché non dispongono di alcun riparo. Non si può penalizzare qualcuno perché non possiede niente.

In particolare, come ho già avuto modo di spiegare su questo foglio, sono stato trafitto dal messaggio universale e sonoro che con quella tavolata, apparecchiata in Galleria, si voleva trasmettere: è Natale, è tempo di eccessi, di sprechi, di consumi, di regali (rigorosamente inutili), di abbondanza, di festa, di fasti, però non è così per tutti. C'è chi ha tanto, anzi troppo, e c'è chi ha nulla. E considerare ciò significa riportare i piedi per terra, connetterci alla realtà, trovare un equilibrio. Ecco perché sostengo che dovremmo essere grati a quei clochard: ci hanno aperto gli occhi. Ma l'umanità non intende vedere, preferisce distogliere lo sguardo da quello che può creare disagio e presa di coscienza, sopravvivendo in una sorta di oblio della mente, una condizione in cui si accetta soltanto quello che è bello o sopportabile. Non crediate che sia felice vivere obnubilati.

I senzatetto sono stati multati perché erano disturbanti. Non per lo spazio, risicato, che occupavano, bensì perché ci sbattevano in faccia una verità che preferiamo ignorare. E questa verità consiste nella miseria, che non è lontana da noi, ma che con noi convive, anche se ci illudiamo di scacciarla chiudendo e blindando l'uscio di casa, è lì, eccola, ancora accanto a noi, è lì persino mentre usciamo sorridenti dal negozio dove abbiamo appena speso come fossero niente alcune centinaia o alcune migliaia di euro, è lì, muta, immobile, pietrificata, divorata dai morsi della fame, è lì, logora e sporca e assetata, è lì, quasi indecifrabile, che ci scruta e ci penetra l'anima.

E noi, no, noi non possiamo sfuggire.

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