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Luigi Colani, il vulcanico e poliedrico demiurgo dell'aerodinamica

Eclettico, geniale e visionario, Luigi Colani ha vissuto una vita intensa e dedicata alla ricerca continua dell'aerodinamica applicata a forme rotonde

Luigi Colani e la Ferrari Testa d'Oro
Luigi Colani e la Ferrari Testa d'Oro
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Difficile inquadrare in una categoria Luigi Colani, clamoroso designer industriale dello scorso secolo. Potremmo chiamarlo fuoriclasse, per quanto sia stato innovativo, visionario e provocatore. Le sue creazioni sono state ricolme di dinamismo, quasi fossero vive nella loro mobilità statica. Ha ricercato in modo inesausto di donare all'universo delle quattro ruote prodotti che sfidassero l'aria in modo inimmaginabile. Però non è stato soltanto questo, perché la sua creatività e il suo genio lo hanno condotto a cimentarsi anche in altri campi, in modo brillante e personale. Spesso non è stato capito, come succede con i grandi che anticipano con troppa fretta il gusto della massa.

Colani e i suoi primi passi

Luigi Colani, al secolo Lutz Colani, nasce a Berlino nel 1928 da padre svizzero e madre di origine polacca. La sua famiglia è estremamente numerosa, infatti Luigi deve condividere tempo, spazio e affetto con tantissimi tra fratelli e sorelle. I genitori impongono una regola perentoria alla prole: niente regali, i giocattoli ci potranno essere a condizione che essi vengano costruiti in autonomia, con le proprie mani. Quello che all'apparenza potrebbe tramutarsi come un castigo, è un'occasione di crescita che Luigi coglie al volo. In tenera età, infatti, il piccolo Colani produce tantissime creazioni lavorando il legno, il gesso, il ferro o l'argilla. Come un abile demiurgo, sa che la materia se ben manipolata può trasformarsi in altre forme. Solitamente sviluppa mezzi di trasporto, da aerei a navi, passando per le automobili.

Dopo aver frequentato l'Accademia di Belle Arti di Berlino, dove frequenta corsi di pittura e scultura, nel 1948 Luigi Colani si trasferisce a Parigi per studiare alla Sorbona. L'indirizzo: aerodinamica. Questo diviene il suo cruccio, il suo continuo centro d'interesse, l'ambito su cui focalizzarsi per raggiungere nuovi orizzonti. Nel 1953 sorvola l'Atlantico per approdare in California e lavorare alla Douglas Aircraft Company, un costruttore aeronautico che in Colani trova la figura giusta per portare avanti un team di ricerca sui materiali. La parentersi si interrompe precocemente, perché dalla Francia gli arriva una proposta irrinunciabile che gli permette di lavorare sul design delle auto. Un cerchio che si chiude.

L'applicazione dei concetti aerodinamici

Il suo linguaggio stilistico si impone senza troppi affanni, inseguendo il suo slancio creativo che lo conduce a disegnare dei veicoli aerodinamici sfruttando al massimo le rotondità, quasi in maniera esasperata. Questo modo di interpretare le linee viene battezzato bio-design e diventa il suo più caro biglietto da visita. Sul finire degli anni Cinquanta è molto attivo e uno dei modelli che si ricordano più volentieri è l'Alfa Romeo Giulietta denominata Colani Alfa, la prima vettura a scendere sotto il tetto dei 10 minuti al Nurburgring. Poi, arriva la sua interpertrazione della BMW 700, in cui si nota il concetto di aerodinamica come forma funzionale.

Luigi Colani

I progetti di grido

Il decennio successivo è altrettanto frenetico, intenso e la sua vulcanica fecondità lo porta a cimentarsi anche in altri campi del design, come quello dei mobili e degli oggetti per la casa ma senza mai tralasciare il mondo delle quattro ruote. Nel novembre del 1967 deposita il brevetto della C-Form che consiste in una forma d’ala d’aeroplano capovolta, che dal 1981 in poi viene adattata a numerosi progetti sportivi: GT90, BMW M2, Colambo, Assym. Il miglior esempio di questa soluzione è un'interpretazione della Lamborghini Miura in mostra al Mauto di Torino.

Luigi Colani è un fiume in piena di idee e sperimentazioni. Si tuffa anche nel mondo della F1 dove cura la silhouette della Eifelland, monoposto costruita su base March e targata 1972. Non passerà alla storia per le sue prestazioni, ma per le sue iconiche prese d'aria sì. Il suo nome si fa strada, lo vogliono tutti, anche in Giappone, un mondo diverso dal suo e dove si immerge nella cultura, nelle usanze e nella tecnica per coglierne le migliori sfumature. Tornato in Europa, la sua più intrigante trovata è quella di applicare a una Citroen 2CV delle appendici aerodinamiche che la indirizzano a conquistare un coefficiente di resistenza all'aria molto basso (Cx 0,17), che in strada si tramuta in una quasi assoluta incapacità di consumare carburante (consumo medio di 1,7 litri ogni 100 km). Nel frattempo diventa consulente per BMW, Audi e Volkswagen, anche se le sue teorie vengono spesso scartate, forse perché troppo audaci. Allora decide di tornare in Sol Levante, dove viene accolto come un profeta.

Gli ultimi guizzi

Rientrato in Europa si occupa di mezzi pesanti, di trasporto, disegna oggetti di uso comune e addirittura una città seguendo i precetti del bio-design, la Bio-City. Il suo ultimo colpo su quattro ruote è la Ferrari Testa d'Oro, un unico esemplare che nel 1991 raccoglie il record di velocità: 351 km/h. Negli ultimi anni di vita la sua vena non si arresta e amplia il suo spettro, passando dalle docce ai microscopi, dalle biciclette ai treni. Muore a Karlsruhe, in Germania a 91 anni, nel 2019 dopo una lunga malattia.

Luigi Colani

Del suo periodo in Giappone, Sergio Bellu disse: "Colani divulga una filosofia da cui nasce la “soft line” diventata tipicamente giapponese. Attraverso i suoi rappresentanti a Tokyo Colani ha contagiato tutti i settori dell’industria con il suo stile: dall’hi-fi Sony alla fotografia Canon, dalle moto Yamaha agli occhiali Sunreeve.

Il risultato è che in pochi anni è il designer più richiesto, davanti a nomi come Giugiaro e Mario Bellini".

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