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Fréjus, Parigi fa melina, danni fino a 150 milioni

Protesta delle Fs. Per i ritardi della burocrazia francese. Stop all’alta velocità e a 170 treni merci settimanali

Fréjus, Parigi fa melina, danni fino a 150 milioni

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Un salasso da 8 milioni di euro al mese. La mancata riapertura del Frèjus, per i ritardi della macchina burocratica francese, sta producendo un costo economico pesante per l’Italia. Se si considera che il tunnel è chiuso sul versante francese dal 27 agosto 2023, giorno in cui si è verificata la frana, e non riaprirà prima del gennaio 2025, il danno per l’Italia toccherà la cifra tonda di non meno di 128 milioni. Che arrotondato per gli oneri aggiuntivi potrebbe volare oltre 150 milioni. Il report, con dati e numeri, è giunto nei giorni scorsi sulla scrivania dell’ad di Ferrovie dello Stato Luigi Ferraris (nella foto).
C’è inoltre un aspetto, più squisitamente politico, che inizia a circolare negli ambienti del governo: la Francia starebbe rallentando volutamente i lavori per il ripristino dei collegamenti, allo scopo di penalizzare la compagnia italiana di trasporto su ferro che in Francia stava conquistando, mese dopo mese, fette di mercato, annullando la concorrenza francese. È un sospetto che però riaccende lo scontro politico e commerciale tra Italia e Francia.
Veniamo ai numeri. La frana del 27 agosto ha imposto lo stop all’alta velocità sul passo del Frèjus nella parte francese.
I numeri: sono stati sospesi 170 treni merci settimanali attivi su quella linea, provocando un grave disagio anche per le rotte commerciali. Tradotto in soldoni: Ferrovie dello Stato perde 5 milioni di euro ogni mese a causa dello stop del passaggio dei treni merci sulla linea del Frejus, secondo Carlo Palasciano, chief international officer di Fs a margine di un evento. Nei mesi scorsi la Camera di commercio di Torino aveva espresso grande preoccupazione per le inevitabili conseguenze che ricadranno sul territorio a causa dello stop: «Con il blocco dei TGV e dei Frecciarossa, oltre che di 170 treni merci settimanali, è facile prevedere gravi ripercussioni per il territorio, con un aumento notevole del trasporto su gomma e una conseguente congestione del traffico», tuonava la Camera di commercio.
L’altro crollo dei ricavi investe il trasporto passeggeri, colpendo il fiore all’occhiello di Ferrovie dello Stato: il treno Milano-Parigi, bloccato all’indomani della frana. Si tratta di quattro corse giornaliere, sempre piene, che consentono di muoversi in 6 ore da Milano a Parigi. «Il peso economico su Ferrovie dello Stato è stato calcolato in 3 milioni di euro al mese che sommati ai 5 milioni di euro andati in fumo per lo stop dei treni merci si arriva a una cifra complessiva di 8 milioni di euro ogni mese» ha sottolineato Palasciano. Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini sta spingendo, tramite il suo vice Edoardo Rixi, sul governo francese per velocizzare i tempi di riapertura al traffico ferroviario del Frejus. Ma da Parigi rispondono picche: «La situazione è particolarmente complessa, a causa della massa della frana stessa e della persistente instabilità. La questione della sicurezza è una priorità», fanno sapere i francesi. Macron prende tempo. I tempi si allungano.

E l’Italia perde milioni di euro.

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