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Bar della memoria: le bibite rétro Un chinotto? Costa quattro euro

Un tempo erano bevande per poveri. Oggi gassose, spume e cedrate sono di nuovo di moda. E con la scusa del vintage i prezzi lievitano

Bar della memoria: le bibite rétro 
Un chinotto? Costa quattro euro

Da dietro il bancone del «Bar sport» si leva alta una voce: «Caffè Paulista e Luisona per Gigi!». Gigi sei tu, ma fortunatamente è solo un brutto sogno. Ti svegli sudato e capisci subito che la Luisona (mitica maxipasta con crema rancida sfornata da Stefano Benni) oggi è stata sostituita da un croissant formato mignon ripieno ai mirtilli di coltura biologica Ogm-free. Il vecchio «Bar sport» ha cambiato insegna, oggi si chiama «Le Bistrot Parisien» anche se si trova a Ponte di Legno dove, più del Pernod va forte l’amaro del Senatùr.
Ma c’è un tratto comune che unisce dalla Padania alla Terronia il «new beverage di tendenza» (come lo chiamano al Billionaire di Briatore): trattasi del «vintage soft drink» (come lo chiamava il barman dell’Hollywood di Milano servendo ad Adriano l’ennesimo Negroni).
Per i consumatori una bella operazione-risparmio? Macché, l’esatto contrario. Le bottigliette che infatti un tempo erano considerate proletarie, oggi sono diventate roba da happy hour o energy long bar, ottimi per il popolo dei fighetti. Prendete il chinotto, ad esempio: un tempo era il parente povero della Coca Cola, oggi costa addirittura di più. Il chinotto Abbondio con l’immagine rétro della pin-up in guêpière nera costa - nei locali che piacciono alla gente che piace - fino a 4 euro. Ottomila lire per un chinotto? Ebbene sì e stesso prezzo pure per la gassosa alla menta e un altro paio di specialità che riecheggiano al palato i gusti della mitica spuma. Per trovare un bicchiere a buon prezzo di Spumador (gusto sanguinella, ginger, cedro, limone e via sgassando) ormai bisogna necessariamente ripiegare dalle parti di oratori odorosi di incenso o di circoli sociali puzzolenti di fumo. Certo è che dove c’è una spuma, di sicuro ci sarà anche un biliardino, un flipper e un juke box coperto di polvere e con la spina staccata.
Gusti di nicchia? Altro che nicchia, il chinotto in Italia muove un giro d'affari di oltre 60 milioni di euro e ultimamente piace molto anche negli Usa, dove potrebbero presto aromatizzarlo con un’essenza al ketchup.
«Il cavallo di Troia per l'approdo del chinotto negli Stati Uniti, Canada e Australia - spiegano i principali produttori del nostro Paese - è stata la comunità dei connazionali all'estero che hanno affermato l'italian way del bere naturale e rétro». Italian way, mica pizza e mandolino...
Il discorso vale anche per tutta una serie di liquori da noi ormai introvabili ma che Oltreoceano riverdiscono gli antichi fasti di prodotti famosissimi ai tempi di Carosello: dal Punt e Mes (ricordate il motivetto? «Appuntamento yes! Appuntamento, con Punt e Mes!») al Rosso Antico; dalla Kambusa («Kambusa uan, l’Amaricanteeee...»); dal Petrus al Don Bairo l’Uvamaro).
E per gli astemi? Vita dura anche per loro: nei bar italiani l’acqua di rubinetto è stata infatti da tempo sostituita dalla minerale, il solo prodotto rincarato più del petrolio.

Così torna d’attualità una saggia domanda del solito Benni: «Cosa sarebbe accaduto se 30 anni fa, in un bar, qualcuno avesse chiesto un bicchiere d’acqua e gli avessero risposto “sono quattromila lire, signore”?».

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