Roma - «Mi auguro davvero che il nuovo presidente degli Stati Uniti sia in grado di rispondere pienamente alle attese del popolo americano e non prenda decisioni che toccano la sacralità della vita, perché non c’è niente che possa valere il prezzo della dignità della persona e del suo diritto ad esistere».
Monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino e Montefeltro, ha seguito alcuni momenti dell’insediamento di Barack Obama. E con il Giornale commenta le notizie che rimbalzano dagli States e, secondo i giornali d’oltreoceano, dallo stesso entourage del presidente: Obama tra i primi atti si appresterebbe a finanziare nuovamente le Ong (organizzazioni non governative) che si occupano di pianificazione familiare nei Paesi in via di sviluppo e che prevedono, tra i loro progetti, anche l’aborto. Finanziamenti sospesi da Bush nel 2006. In campagna elettorale Obama aveva annunciato che tra le prime azioni del suo governo ci sarebbero stati dei provvedimenti in materia di aborto e proprio oggi, 36º anniversario della sentenza della corte Suprema che legalizzò l’interruzione di gravidanza, il neo-presidente potrebbe abolire nuovamente le misure restrittive introdotte dal suo predecessore.
Monsignor Negri, «L’Osservatore Romano» ha paragonato l’arrivo di un presidente afroamericano alla Casa Bianca alla caduta del Muro di Berlino. Che cosa ne pensa?
«Mi ha colpito l’entusiasmo e la partecipazione popolare all’insediamento di Barack Obama, per quei tratti che ho potuto seguire. Una larga parte del popolo americano ritiene che quest’uomo sia in grado di portare un cambiamento e di affrontare le sfide difficili, direi epocali, che l’America e il mondo devono affrontare. Credo che per farlo servano equilibrio, intelligenza, forza di carattere e grande capacità di collaborazione, al di là di scelte ideologiche che dovrebbero appartenere al passato».
Tra i primi atti del nuovo presidente ci si attende la cancellazione di alcune misure anti-aborto prese da George Bush...
«Aspettiamo le sue prime mosse. Personalmente mi auguro che avendo di fronte problemi enormi, come la recessione economica, la crisi finanziaria, la povertà che aumenta, l’instabilità del mondo, non sia l’aborto in cima ai suoi pensieri. In ogni caso, che lo faccia domani o tra due anni, la sostanza non cambia e io spero che non lo faccia. Anche se il contesto culturale dal quale Obama proviene e al quale sembra far riferimento è purtroppo proclive a decisioni di carattere radicale e progressista, che tendono a razionalizzare e manipolare i problemi umani in senso tecno-scientifico».
Non c’è dubbio però che sia stato votato anche per questo, non crede?
«Credo sia stato votato per un cambiamento, ma non che questo cambiamento consista nel mettere in discussione l’intangibilità della vita umana: sarebbe un segnale molto negativo. Per una persona autenticamente cattolica la difesa della vita rappresenta uno di quei valori non negoziabili. La difesa della vita, dal suo sorgere fino al suo compimento, dovrebbe essere il cuore della politica. I vescovi degli Stati Uniti hanno parlato di speranza e hanno offerto a Obama la loro cooperazione, per affrontare le emergenze del Paese, ma hanno anche chiarito, ovviamente, che la Chiesa si opporrà alle decisioni che mirano a espandere la possibilità dell’aborto».
Sul finanziamento alle Ong che prevedono anche l’aborto nei loro programmi di pianificazione familiare nei Paesi in via di sviluppo che cosa pensa?
«Purtroppo nel Terzo Mondo si è avallata la soppressione di tantissime vite umane, si sono fatte sterilizzazioni di massa. Non credo sia questa la via da seguire. Mi sembra che Benedetto XVI nel suo messaggio per la Giornata mondiale della pace l’abbia spiegato chiaramente. La povertà viene spesso messa in correlazione con lo sviluppo demografico.