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Bassolino l'irriducibile punta al partito del Sud

Nel 2010 perderà la Regione e ora punta all'mpa: il più comunista di tutti i suoi compagni vuole ritrovare la ribalta e cerca un posto al sole nel partito meridionalista con molti altri notabili decaduti

Bassolino l'irriducibile punta al partito del Sud

Napoli - Antonio Bassolino sarebbe pronto a giocare la carta del Partito del Sud. Mentre i sondaggi lo danno in grande calo di popolarità, il Governatore della Campania sta pensando a una nuova avventura. Gli spazi nel Pd sembrano chiusi e nel nuovo Partito del Sud, promosso con Lombardo, Loiero, forse De Mita, molti notabili della sinistra e della destra meridionale pensano di riciclarsi. Per Bassolino sarebbe «l’eterno ritorno», la conclusione di una carriera discussa, fatta di brevi successi e di incredibili passi indietro. Il Partito del Sud dovrebbe servirgli da trampolino di lancio per cercare di riconquistare la fascia di sindaco di Napoli dopo le due legislature al vertice della Regione. Appena un anno fa Bassolino sembrava alla corde. La vicenda della «monnezza» a Napoli aveva sancito la conclusione avvilente del suo lungo predominio campano.

La sua avventura era cominciata nel '93 quando Bassolino conquistò il Comune di Napoli. Fu una vittoria che fece scalpore. Il giovane-vecchio funzionario del Pci aveva saputo entrare nel circuito che dette vita alla stagione dei sindaci. La vittoria del '93, benché autunnale, provocò il più forte colpo di sole nella sinistra. Occhetto si illuse di aver partita vinta e andò al primo scontro con Berlusconi nel '94 con la sua «gioiosa macchina da guerra» che invece fu travolta. La sconfitta di Occhetto portò alla ribalta la divisione fra D’Alema e Veltroni ma lasciò indisturbato Bassolino che si insediò nella vita pubblica di Napoli.

I primi anni furono di grande successo. Si parlò di Rinascimento napoletano e il nuovo sindaco sembrò sulla cresta dell’onda. Mentre iniziava la stagione dell’antiberlusconismo, lui da sindaco collaborò con il nuovo premier. Il progetto di Bassolino era ambiziosissimo. Il ritorno a Napoli era stato per certi versi una sconfitta per questo allievo di Pietro Ingrao che sperava di diventare il leader della sinistra. Napoli è stato il fortino che gli è servito sia per costruire un incredibile sistema di potere che è durato quasi 15 anni sia la base di lancio per nuove avventure nazionali.

Fu D’Alema a riportarlo al centro della scena romana nominandolo suo ministro del Lavoro quando formò il governo dopo il «complotto» che fece cadere Prodi. Bassolino portò al ministero un giovane esperto giuslavorista, Massimo D’Antona, che qualche mese dopo venne assassinato dalle Br. L’attacco terroristico mise fine improvvisamente all’avventura ministeriale del sindaco che si dismise da ministro senza una spiegazione. Iniziò così un’altra stagione in cui Bassolino con le sue truppe napoletane organizzò un nuovo assalto al potere romano. Il Pd aveva perso malamente le elezioni del 2001 e Bassolino dette vita, con Veltroni e Cofferati, al cosiddetto «correntone» per scalzare D’Alema e Fassino. Perse anche quella battaglia ma nel frattempo ne aveva vinte due in Campania. La prima con la scelta di diventare Governatore della Regione, la seconda imponendo Rosa Russo Iervolino come nuovo sindaco di Napoli. In questo modo la Campania divenne una specie di reame che aveva al suo centro l’ex comunista Antonio Bassolino. Dai tempi di Gava e di De Mita non si era mai vista una macchina elettorale così clientelare e così efficiente.

In verità gli splendori dei primi anni si erano spenti. A mano a mano che il potere bassoliniano si estendeva, crescevano le critiche sul suo modo di governare. La Campania e Napoli diventarono la città e la regione con il più alto numero di consulenti pagati dagli enti pubblici. La città degradava, la regione non decollava ma il controllo elettorale di Bassolino sembrava ferreo anche se in costante discesa. Talmente forte era il suo potere che Bassolino tentò di giocarselo per la terza volta sulla scena nazionale sposando totalmente l’idea prodiana del Partito democratico. Toccò a lui, forse il più comunista di tutti, celebrare l’ultimo funerale per i suoi compagni. Ma anche questa volta la scena nazionale che Bassolino voleva occupare con le sue «gesta» fu occupata da una vicenda terribile che lo costrinse ad un drammatico arretramento.

Il governo di centro-sinistra, bloccato dal verde Pecoraro Scanio, non riuscì ad affrontare l’emergenza rifiuti di Napoli, né riuscì a farlo Bassolino che per qualche anno era stato anche commissario ai Rifiuti. Nel volgere di poche settimane si assistette a uno spettacolo incredibile. Una delle città più belle del mondo interamente coperta da immondizia. Fu uno scandalo internazionale. Toccò al governo Berlusconi restituire dignità alla città. Bassolino, intanto, resisteva al suo posto. Gli appelli alle dimissioni divennero pressanti fra i suoi alleati e i suoi compagni di partito, ma Bassolino non mollò di un millimetro. Del resto tre anni fa, quando scoppiò lo scandalo delle consulenze d’oro a Napoli e della finanza allegra di molte regioni meridionali, con la stessa sicumera aveva rifiutato le critiche che quella volta vennero persino dal futuro presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Ora è finita la sua stagione da governatore. Il prossimo anno, dicono i sondaggi, la Regione passerà quasi sicuramente al centro-destra. Molti hanno suggerito a Bassolino un periodo di riflessione lontano dalla politica, ma Bassolino non vuole mollare e pensa ad altro. Pensa all’ennesima ripartenza. E per ripartire sembra pronto a rompere anche con il suo partito, quel Pd che gli aveva rifiutato l’elezione al Parlamento europeo. D’altra parte c’è un mondo da difendere e c’è un mondo da cui aspettarsi gratitudine.

Inizia così, forse, la nuova carriera per l’uomo più a sinistra della sinistra italiana al vertice di un partito che metterà assieme i notabili del Sud.

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