«Basta critiche a chi volle le Acciaierie»

«Basta critiche a chi volle le Acciaierie»

Credo che sia sempre opportuno ricordare tutta la storia della siderurgia italiana e non solo una parte e cerco di riassumere.
Industria Italiana. Lo sviluppo industriale inizia prima dell’Unità d’Italia ed essenzialmente per ragioni di fabbricare armamenti terrestri e marittimi fino ad allora di fornitura straniera.
Lo sviluppo della siderurgia inizia nella seconda metà del XIX secolo e raggiunge livelli di produzione significativi durante la prima guerra mondiale quando tutta l’industria lavorava per le forniture militari per poi avere problemi occupazionali nel primo dopoguerra fino alla nascita dell’IRI che prese il controllo degli stabilimenti siderurgici di Portoferraio, Piombino, Bagnoli e Cornigliano (SIAC) e successivamente quelli di Terni, mentre altre realtà siderurgiche, pur ridimensionate, restarono di proprietà privata (Fiat, Breda, Falck, realtà bresciane etc. etc).
Nel 1938 l’ingegner Oscar Sinigaglia progettò un nuovo impianto a ciclo integrale che per ragioni logistiche avrebbe dovuto essere costruito sul mare per l’arrivo via nave delle materie prime;i lavori iniziarono e proseguirono a rilento sia per le forzate dimissioni dell’ingegner Sinigaglia a seguito delle leggi razziali entrate in vigore in Italia nel novembre 1938 sia perché l’industria IRI aveva altre priorità (navi corazzate) in vista della guerra e poi quanto realizzato per l’impianto a ciclo integrale fino all’armistizio del 8.9.1943 fu portato in Germania dalle truppe tedesche.
Alla fine della guerra e con il rientro alla guida della Finsider dell’ingegner Sinigaglia, con gli aiuti economici del piano Marshall fu possibile portare a termine l’impianto a ciclo integrale con la società SCI che iniziò a produrre acciaio nel 1953.
È vero che la produzione dell’acciaio è un’indicatore di sviluppo industriale ma i clienti dello SCI erano sia la Fiat ma anche tante altre industrie italiane (elettrodomestici) e poi lo SCI prima e l’Italsider dopo avevano prodotti richiesti da tanti settori industriali e cito solo come esempio il CORTEN (brevetto Italsider) utilizzato in tanti impianti industriali dell’Italia della ricostruzione.
Oggi è facile criticare l’industria... perché tutti abbiamo l’auto, la lavatrice, il microonde etc. etc. ma senza lo sviluppo industriale del secondo dopoguerra avremmo questo tenore di vita?
È chiaro che lo stabilimento siderurgico ha emissioni di fumi ma anche dalla marmitta della nostra auto o del nostro scooter escono fumi eppure non andiamo a piedi ma utilizziamo i mezzi che abbiamo a disposizione; così tutti critichiamo i fumi delle centrali elettriche ma pretendiamo che «qualcuno» ci fornisca l’energia elettrica a casa per l’illuminazione in inverno e per il condizionamento in estate, per la lavatrice ed il ferro da stiro o per la lavastoviglie ed il boiler elettrico; se il boiler è a gas protestiamo per la verifica delle emissioni in quanto inquinano sempre e solo gli «altri» e se la caldaia per scaldare la casa consuma troppo gas protestiamo per l’importo della bolletta che nonostante le «liberalizzazioni» assomiglia ad una valvola a clapet che fa passare i fluidi in un solo verso e cioè la bolletta aumenta soltanto... mai diminuisce.
Conclusioni.

Certo se lo SCI fosse stato realizzato a Vado Ligure, Cornigliano avrebbe avuto un altro sviluppo industriale magari con attività legate al porto ma la situazione del periodo della ricostruzione postbellica imponeva di fare molte cose ed in poco tempo per dare lavoro ai tanti cittadini italiani disoccupati e spesso costretti ad emigrare e lavorare in condizioni bestiali nelle miniere di carbone del Galles, Belgio e Francia quando l’emigrante italiano doveva star zitto in quanto l’Italia aveva perso la guerra.
Oggi è facile criticare ma allora c’era chi faceva dei fatti e chi fa sbaglia mentre chi non fa nulla e critica... non sbaglia mai.

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