Controcultura

Basta un'estate per scoprire l'infelicità

Andrea Caterini

Né un racconto lungo, né un romanzo breve, ma una vera e propria novella. Con Tina Alessio Torino dimostra ancora una volta, così come si intuiva leggendo il romanzo precedente, Urbino, Nebraska, di non essere mai uscito da un certo Novecento. Un Novecento tutto italiano, che se può farci pensare a Volponi è solamente per una comune appartenenza a Urbino. In realtà, qui pare di essere nell'Agostino di Moravia, o in un'Isola di Arturo sottratta però alla favola. Se sembra un difetto questa iscrizione novecentesca, che è poi l'idea di un già letto, a me pare che il talento narrativo di Torino, quindi proprio la sua capacità espressiva - una scrittura che non si esibisce mai, ma che mostra una percezione del mondo che è sì sentimentale ma discretissima, e in ragione di questo acuminata - abbia una solidità che nessun preconcetto può demolire.

Tina segue il genere del romanzo di formazione. La ragazzina che dà il titolo al libro ha otto anni ed è in vacanza a Pantelleria con sua madre e sua sorella gemella Bea. Il padre non c'è, è con un'altra donna, una ragazza che ha vent'anni meno di lui. La madre soffre, Bea è già vanitosa, Tina è silenziosa e tutti la scambiano per un maschio. Nella comitiva che si crea nell'isola - dove convivono francesi, canadesi e italiani -, giovani e adulti e bambini si mescolano come se nessuno avesse un'età, o tutti la stessa. Ma non è così. Tina, che sa già tutto, ha ancora tutto da scoprire. Ma cosa esattamente scopre Tina quell'estate, in quell'isola, come se Torino, scegliendo quel luogo (l'isola) e quella stagione (l'estate) avesse voluto concentrare la luce in uno spazio che cristallizzasse, o il tempo sospendesse? Quando dal cellulare di sua madre Tina scrive al padre se è insieme al «suo nulla» (così la madre chiama la ragazza con cui il marito la tradisce), il padre, da parte sua, risponde: «Sei tu il mio nulla». Ma quella risposta non l'ha letta né la leggerà mai sua moglie ma solo Tina, che ha già cancellato entrambi i messaggi. «Sei tu il mio nulla» il padre l'ha involontariamente detto a sua figlia. È la figlia ad aver accolto quel nulla. Tina è per un momento moglie e figlia nello stesso tempo. Quel viaggio non è una vacanza per lei. Ella scopre in un momento solo che l'amore può esaurirsi; e che esaurendosi è la gioia che scompare.

Più esattamente, Tina comprende che gli uomini, e ora lei con loro, sono infelici.

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