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Benedetta, Sarah e le altre: quando i figli fanno la forza

Ieri, alla libreria dei ragazzi di Sarzana, luogo fantastico che raccomando a tutti i possessori di figli, mi è capitato tra le mani un libro. Essendo in una libreria la cosa sembrerebbe normale. Eppure quel volumetto non avrebbe dovuto interessarmi. Era un libro per bambini molto piccoli, della serie che ha per protagonista Topo Tip, un topino abbastanza pestifero che in ogni volume ne combina una: ora fa i capricci, ora non vuole andare a nanna, ora non vuole mangiare o fare la cacca. Alla fine di ogni avventura Topo Tip capisce che è giusto non fare i capricci, andare a nanna eccetera. E vissero tutti felici e contenti (soprattutto i genitori). Lo pubblica Dami editore, quello che ha lanciato Geronimo Stilton (di topi e bambini se ne intende).
Essendo io ormai in possesso di figli abbastanza grandi da mangiare, fare la nanna e la cacca senza aiuti editoriali, i libri di Topo Tip avrebbero dovuto passare indifferenti sotto il mio sguardo. Invece uno ha catturato la mia attenzione. Si intitola: Mamma non andare a lavorare!. Questa volta Topo Tip fa le bizze ed è molto triste mentre la madre topolona ha finalmente trovato lavoro e si prepara ad andare in ufficio, così lui si sente solo e abbandonato. All’asilo gli spiegano che ci sono tanti mestieri utili, che anche le mamme degli altri topini lavorano e non per questo vogliono loro meno bene. Topo Tip capisce e anche stavolta l’happy end è assicurato.
Perché racconto questa storia che sembra non entrarci niente? Perché qui vogliamo invece parlare di tre donne che a lavorare ci sono andate e guardate con che risultati. Sarah Palin, governatore dell’Alaska, cacciatrice di alci, pescatrice di salmoni, amante delle armi, soprannominata «Barracuda», è candidata alla vicepresidenza americana nelle file repubblicane. Segni particolari: cinque figli. Concita De Gregorio, ex firma di punta di Repubblica è appena stata nominata neodirettore dell’Unità, la terza donna mai arrivata in Italia alla direzione di un quotidiano. Segni particolari: quattro figli. Benedetta Cibrario, scrittrice esordiente, è la fresca vincitrice del Premio Campiello (con Rossovermiglio, Feltrinelli). Segni particolari: quattro figli.
A rigore queste tre signore non avrebbero niente in comune e mettere insieme i loro nomi è un’eresia, un po’ come cercare di mescolare l’acqua con l’olio. Se non fosse per un piccolo particolare: sono tutte madri di famiglie numerose e in qualche modo ne fanno motivo di orgoglio. Madri vincitrici e donne di successo. I motivi di questa fatale miscela sarebbero da indagare e qualcuno potrebbe dire: le donne sono migliori organizzatrici, un altro sostenere come sia insita nel Dna femminile la capacità di smarcarsi su più fronti. Altri potrebbero azzardare teorie più o meno complicate.
La madri vittoriose sfatano comunque il mito sessantottino della famiglia che ammazza la carriera. E anche il mito reazionario secondo cui è bene per le donne occuparsi della casa perché la carriera ammazza la famiglia. Queste tre signore basterebbero a mandare al diavolo quel piagnone di Topo Tip e a porsi un’ultima domanda: che necessità c’è di scrivere un libro per spiegare ai figli che le mamme lavorano? Ecco il punto. La risposta è una sola: Il Grande Senso Di Colpa. Questo è il prezzo che le donne pagano per avere le due cose, famiglia e successo. Sembrava che le battaglie femministe per l’emancipazione l’avessero mandato in soffitta, insieme agli altri arrugginiti armamentari dell’epoca. Invece è sempre lì, annidato in un angolino remoto del cervello (o del cuore o dell’anima) e pronto a balzare fuori al primo piagnisteo di Topo Tip.
Questi esempi dimostrano che si può fare le madri senza mandare all’ammasso le cellule celebrali e si può lavorare senza mandare all’ammasso una famiglia.

Senza bisogno di diventare dei barracuda o degli squali tigre.

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