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Sepsi: le cause, i sintomi e il trattamento

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l'allarme. I casi di setticemia sono in continuo aumento

Sepsi: le cause, i sintomi e il trattamento

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La sepsi, altrimenti definita setticemia, è una grave sindrome clinica caratterizzata da un'abnorme risposta infiammatoria sistemica messa in atto dall'organismo come conseguenza del passaggio nel sangue di microrganismi patogeni provenienti da un cosiddetto focolaio sepsigeno. In parole più semplici, la flogosi è il mezzo di cui il corpo dispone per contrastare un'infezione, sia essa di origine batterica, virale o fungina.

Di recente l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l'allarme. I casi di sepsi sono in costante aumento. Ogni anno la problematica colpisce cinquanta milioni di persone. Di queste undici milioni perdono la vita. Spaventano anche i dati sui bambini: sono tre milioni quelli con meno di cinque anni che non ce la fanno. L'85% delle diagnosi si registra nei Paesi a basso e medio reddito. La setticemia è una vera e propria emergenza medica. Il trattamento repentino è fondamentale.

Le cause e i fattori di rischio della sepsi

Come già detto, a scatenare la sepsi sono alcuni microrganismi patogeni, in particolare l'Escherichia coli, la Klebsiella, lo Pseudomonas, la Candida e gli stafilococchi meticillino-resistenti. In condizioni normali l'infiammazione è il modo con cui l'oganismo combatte le minacce esterne. Sebbene esista sempre un equilibrio tra i fattori pro e anti infiammatori, nella setticemia la risposta flogistica non solo è esagerata, ma diventa anche sistemica.

Tutti possono essere interessati dalla sepsi, tuttavia alcuni soggetti sono più a rischio. Si pensi, ad esempio, ai giovani, agli anziani, ai forti bevitori, ai consumatori di sostanze stupefacenti, ai malati di AIDS e di cancro e a tutti coloro che soffrono di insufficienza renale o epatica.

Non si devono, poi, sottovalutare alcune condizioni mediche, come la polmonite, il diabete, gli ascessi dentali, la meningite, l'appendice perforata, le ustioni estese e le ferite d'arma da fuoco. Spesso la setticemia è di origine nosocomiale e, paradossalmente, uno dei reparti maggiormente pericolosi è quello di terapia intensiva.

I sintomi e la diagnosi

La sintomatologia della sepsi è tipica e facilmente riconoscibile. Insorge in maniera repentina e, oltre a un forte rialzo termico, include:

  • Tachicardia;
  • Insufficienza respiratoria;
  • Oliguria;
  • Confusione mentale;
  • Petecchie;
  • Piastrinopenia;
  • Stato soporoso.

La più temibile conseguenza della setticemia è il cosiddetto shock settico. Le anomalie metaboliche e circolatorie si aggravano a tal punto da provocare una diffusa insufficienza d'organo. La mortalità è elevata e si aggira attorno al 40-50%.

Il test di prima scelta per diagnosticare la sepsi è l'emogasanalisi che consente di misurare in un campione di sangue arterioso i livelli di ossigeno, pH, anidride carbonica e acido lattico. A questo punto è indispensabile procedere con l'emocoltura per isolare il microrganismo responsabile.

Il trattamento della sepsi

Per poter accrescere le possibilità di sopravvivenza, il trattamento della sepsi deve essere repentino. La complessa cura si basa sulla somministrazione di antibiotici, fluidi, emoderivati, insulina. Ancora farmaci vasopressori, sedativi, antidolorifici e modulatori del sistema immunitario.

Nei casi critici può rivelarsi necessaria l'ossigenoterapia o la dialisi per compensare la ridotta funzionalità renale. La maggior parte degli individui ha un recupero completo, infatti il tasso medio di mortalità è del 15%.

Però, ricordiamo ancora una volta, la tempestività è fondamentale.

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