Letteratura

Besserie e Yeats in versione "corretta"

Per una sorta di curioso paradosso, i più importanti scrittori in lingua inglese del Novecento non sono inglesi, ma americani

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Per una sorta di curioso paradosso, i più importanti scrittori in lingua inglese del Novecento non sono inglesi, ma americani, come Ezra Pound, Ernest Hemingway e T.S. Eliot, oppure irlandesi, come James Joyce, Samuel Beckett e W.B. Yeats, tutti autori che continuano a essere pubblicati, tradotti, e studiati, nonostante la loro scorrettezza politica, argomento, però, spesso ignorato dai loro studiosi, come succede, ad esempio, nel romanzo I dispersi amori, di Maylis Besserie (traduzione di Daniele Petruccioli, Voland, pagg. 176, euro 18), dedicato a Yeats. La scrittrice francese prende spunto dalla morte di Yeats, avvenuta in Costa Azzurra nel 1939, poco prima che scoppiasse la Seconda guerra mondiale, evento che impedì, fino al 1948, l'esaudirsi delle ultime volontà del poeta, che voleva essere sepolto nella sua Irlanda, «sotto il Ben Bulben», come recitano i versi di una sua famosa poesia. Inumato prima in una modesta tomba del cimitero di Roquebrune-Cap Martin, e poi spostato, forse per errore, nella fossa comune, il bardo irlandese era ormai irriconoscibile quando, tre anni dopo la conclusione del conflitto mondiale, una nave da guerra irlandese venne a prenderne le presunte spoglie per seppellirlo, con una sontuosa cerimonia ufficiale, nella terra natia. Il dubbio, assolutamente fondato, che la salma oggi tumulata a Sligo, meta di un flusso ininterrotto di turisti-lettori, non sia quella del Premio Nobel (1923) per la letteratura, offre alla Besserie l'opportunità per costruire una trama intrigante, dove la voce e le vicende biografiche di Yeats si alternano a quelle di un gruppo di cittadini di Roquebrune, intenzionati a sapere che fine abbiano fatto le spoglie dei loro antenati.

Del poeta anglo-irlandese veniamo a sapere tutto: la sua anima travagliata, i suoi molti amori infelici, la sua passione per il folclore irlandese, la sua sincera e totale partecipazione ai più importanti movimenti esoterici del primo Novecento, dalla Teosofia alla Golden Dawn... Ma nemmeno una parola, e ci sarebbe stato tanto da dire, sulla appartenenza a pieno titolo di Yeats al modernismo reazionario. Come scrisse Tomasi di Lampedusa, «l'unità della sua opera è completa: in tutta vi è l'idea della perpetua lotta dell'ordine naturale con l'ordine spirituale, l'appassionata ricerca di questo ordine superiore e l'aspirazione verso il prodigioso mondo del passato».

Peccato che di questi temi la pur bravissima Besserie non faccia cenno, lasciando comunque nel lettore la curiosità su un grande protagonista del Novecento.

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