Stile

Blogger, dunque sono

di Serena Coppetti

Sono giovani (se non addirittura adolescenti), belle (chi più chi meno), stilose e naturalmente digitali. Indossano sorrisi con la stessa disinvoltura con cui si infilano gli abiti dei brand più in voga. E sbattono le ciglia alla medesima velocità con cui twittano le loro foto. Quando erano bambine (cioè l'altro ieri) magari rispondevano che da grandi avrebbero fatto la maestra, la ballerina, l'avvocato, tutt'al più la modella, se avevano già la smania dell'apparire. Ora, alla domanda «che lavoro fai?» non hanno esitazioni: blogger, di professione, che poi non si capisce mica tanto bene cosa vuol dire. Scrivono ma non sono giornaliste. Fanno fotografie ma non sono fotografe. Parlano di moda ma non hanno frequentato scuole di fashion e, spesso, ne sanno quanto noi comuni mortali. Per questo c'è chi le vede come idoli e chi spara a zero. Anche dall'alto. Come Vogue America che alla fine dell'ultima Settimana della moda milanese ha puntato il suo potente indice proprio contro di loro: «Care ragazze, trovatevi un lavoro vero». D'altronde, va detto, pare che lavorino zero e guadagnino mille. Sono invitate alle feste più in. Alle sfilate hanno il posto in prima fila (o giù di lì), le case di moda fanno a gara per regalare loro vestiti da star. Viene facile pensare: che talento ci vorrà mai ad acconciarsi come una modella, scattarsi una foto e cliccarla ovunque? Il fatto è che da lì ad avere migliaia di follower (si chiamano così) ne passa eccome. E non in numero di foto pubblicate. Prendiamo la più famosa di tutte: Chiara Ferragni. Bionda, 29 anni, sorriso accattivante, un fidanzato di nome Fedez, sei-milioni-sei di follower su Instagram e un fatturato di 10 milioni di dollari nel 2015. Bene, nel dna avrà sì la passione per la moda ereditata dalla mamma e lo sguardo dritto verso le vette più alte che gli deriva dalla passione per gli sport estremi del papà (dentista). Però lei che oggi è ritenuta da Forbes una delle under 30 anni più influenti al mondo e il suo blog - «Theblondsalade» - è diventato un «caso» studiato sui banchi della prestigiosa università americana di Harvard, non ha passato l'adolescenza a girovagare in rete, frequentando piazze vere o virtuali. A 16 anni la Ferragni si spaccava la testa sulle versioni di latino e greco al liceo classico di Cremona. E se le chiedevi cosa voleva fare da grande era una di quelle che ti rispondeva «l'avvocato». Infatti dopo il liceo ha fatto la valigia e si è iscritta alla Bocconi, università di Giurisprudenza. In un'intervista di un paio di anni fa confessava anche le mancavano tre esami alla laurea e che li aveva già messi in agenda. Un tipo tosto, insomma, faceva sul serio. Solo che tra un esame di diritto e un altro, era altrettanto seria mentre, non ancora ventenne, «postava» i suoi look in rete quando ancora non si aprivano blog come fossero pacchetti di patatine a una festa di bambini. Ha cominciato a dare consigli come fosse l'amica della porta accanto. A forza di passaparola che nell'era digital è diventato il click-to-clik, le amiche della porta accanto sono diventate talmente tante che lei da blogger è diventata «influencer». Quello che dice conta. Quello che fa viene imitato, apprezzato, invidiato pure. Lei procede spedita con la sua «insalata bionda» dove sicuramente non ci sono solo due foglioline di lattughina leggera e un pizzico di sale. Come dice Anna Pernice nel suo Manuale per aspiranti blogger, quello dei blogger «non è un hobby da ragazzini che non hanno voglia di lavorare... richiede competenze specifiche, numerose ore di lavoro, tanta determinazione e costanza oltre alla passione, ovviamente» eppoi strategie e strumenti per arrivare al cuore dei lettori e tentare di fare cassa con i click. Pare un giochino da nulla.

Pare.

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