Bolsonaro, l'ex parà vuole più armi

Bolsonaro, l'ex parà vuole più armi

Ex colonnello dei paracadutisti, oggi candidato presidenziale del gruppo social-liberale ma sino al 2016 membro di spicco del Partito progressista, che contende il record di inquisiti per corruzione al Pt di Lula, di Jair Bolsonaro resta memorabile l'intervento in occasione dell'impeachment per falsificazione dei conti pubblici di Dilma, in cui elogiò in Parlamento il torturatore per antonomasia dell'ultima dittatura militare, Brilhante Ustra. Parlamentare dal 1991 senza che nessuno ricordi sue iniziative rilevanti se non alcune polemiche esplosive, come quando disse a una collega di «stare tranquilla» che non l'avrebbe violentata perché «troppo brutta», durante l'attuale campagna non ha partecipato a nessun dibattito tv a causa delle ferite all'addome causate dall'accoltellamento per mano di un estremista di sinistra lo scorso 6 settembre. Questa assenza forzata lo ha in realtà preservato da gaffe come quelle del suo candidato alla vicepresidenza, che ha difeso l'abolizione della tredicesima in un Paese con un costo della vita simile a quello italiano e dove la stragrande maggioranza dei cittadini guadagna meno di 250 euro al mese. Favorevole alla liberalizzazione delle armi in un Paese dove lo scorso anno sono stati commessi 63mila omicidi e dove la certezza della pena è una chimera, Bolsonaro è per sua stessa ammissione una sorta di Trump, con l'aggravante di non capirci nulla di economia, visto che è solito dire che «per ogni questione legata a tasse e spesa pubblica chiedo a Paulo Guedes, il prossimo ministro dell'Economia del Brasile», esponente della scuola di Chicago semisconosciuto nel mondo accademico Usa. A detta dei sondaggi solo una donna su 4 è disposta a votarlo e la cosa non deve stupire visto che la sua ex moglie, meno di 10 anni fa, aveva addirittura chiesto asilo alla Norvegia in seguito a un presunto tentativo di omicidio da parte dello stesso Jair. Un fatto di cronaca nera virtuale oggi smentito dalla stessa ex moglie, ma che ha tenuto banco sui media così come la dichiarazione fatta dallo stesso Bolsonaro che se non sarà lui «il prossimo presidente, vorrà dire che il voto elettronico è un'immensa frode».

Più che un golpe militare in caso di sua sconfitta, molti analisti e broker di Wall Street temono una sua vittoria.

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