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Boss depresso: "Il 41 bis è duro" E ottiene gli arresti domiciliari

In lacrime aveva detto di essere depresso. Giacomo Ieni, presunto boss mafioso, ha convinto i giudici che gli hanno concesso i domiciliari

Boss depresso: "Il 41 bis è duro" 
E ottiene gli arresti domiciliari

Catania - La realtà supera la cinematografia. Come in "Terapia e pallottole" il capomafia va in crisi. Il male oscuro colpisce tutti. Il presunto boss Giacomo Maurizio Ieni, 52 anni, indicato come il capo della cosca mafiosa Pillera è depresso. E quindi lascerà il regime di 41 bis, anche se scontato nel centro clinico del carcere di Parma, per andare ai domiciliari. Lo ha deciso il Tribunale di Catania per "gravi motivi di salute". Nell’udienza di uno stralcio del processo Atlantide, Ieni era scoppiato in lacrime davanti ai giudici sostenendo di "essere fortemente depresso e di non riuscire a stare in carcere".

Insostituibile la famiglia
"La famiglia appare allo stato insostituibile". Lo afferma la terza sezione penale del Tribunale di Catania. Il presunto capo del clan Pillera è in carcere dal 30 maggio del 2006 quando fu arrestato per associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione Atlantide dei carabinieri del Ros contro un vasto giro di riciclaggio, che portò al sequestro di numerose imprese ritenute dalla Procura di Catania collegate a Cosa nostra. "Il Tribunale - è scritto nel provvedimento con il quale si concedono gli arresti domiciliari a Ieni - stima inutile esperire un ulteriore accertamento che finirebbe col confermare quanto è stato ripetutamente acclarato, col seguito di raccomandazioni che non è possibile tradurre efficacemente lontano dall’ambiente familiare, come ben sa chi ha un minimo di esperienza in materia. L’ambiente familiare appare allo stato insostituibile".

Gasparri: "Una vergogna" "È vergognoso che la misura del carcere duro sia stata revocata al boss Ieni perchè "psicologicamente debilitato". Una decisione che ci indigna, crea un pericolosissimo precedente e mina fortemente la credibilità delle istituzioni. La maggioranza in questa legislatura ha invece posto l’accento sulla necessità di rendere ancora più stringenti le norme sul 41 bis. Proprio al Senato è stato approvato un articolo al ddl sicurezza, poi confermato alla Camera, che rende più snelle le procedure per il 41 bis. Troppi magistrati hanno revocato il carcere duro ai boss di camorra, mafia e ’ndrangheta. Noi abbiamo posto un argine agli errori dei giudici di sorveglianza, che si sono rivelati deboli e inadeguati nel contrasto al crimine. Gli arresti domiciliari al boss Ieni per una discutibile depressione confermano questa nostra preoccupazione". Lo dichiara il presidente del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.

Vizzini: "E' scandaloso"
"Trovo scandalosa la vicenda del boss Giacomo Ieni e penso soprattutto che sia lesiva della credibilità dello Stato". Lo dice il sen Carlo Vizzini, Presidente della commissione Affari costituzionali e componente della commissione Antimafia. "Mi auguro - aggiunge - che ci sia un modo per restituirlo al più presto alle patrie galere". "Il boss in galera con il 41 bis - osserva - si deprime e finisce prima in infermeria e poi viene destinato dal Tribunale agli arresti domiciliari, ritenendo che l’affetto dei familiari sarà per lui la migliore terapia".

"Mi domando - conclude Vizzini - qual’è a questo punto la terapia per le famiglie delle vittime della mafia che i loro affetti familiari possono solo piangerli di fronte ad una lapide, a causa di vili mafiosi che con le mani grondanti di sangue si presentano, poi, nei Tribunali come pavidi agnellini".

L'associazione Georgofili: vergogna "Dove è finita la nuova legge che regolamenta il 41 bis? Un mafioso è depresso, piange, e può quindi ancora oggi passare agli arresti domiciliari? È una vergogna, ciò che stà avvenendo in questo Paese". Lo afferma, in una nota, l’associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, commentando la concessione degli arresti domiciliari. "I mafiosi, capi di cosche mafiose - si legge nel comunicato - hanno fatto venire alle nostre vittime depressioni maggiori che sono sfociate in gravi malattie neurologiche,e non possono curarsi come dovrebbero perchè lo Stato è messo in difficoltà economiche da delinquenti che dal 41 bis piagnucolano e tornano a casa a curare i loro affari". "Siamo stanchi, sfiduciati e sconvolti - conclude la nota dell’associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili - siamo stati ampiamente rassicurati che il 41 bis sarebbe diventato un tipo di detenzione severa in quanto necessaria, invece scopriamo che ancora una volta siamo stati presi per i fondelli".

 

 

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