Cultura e Spettacoli

Bravo Telese, a "Matrix" si fa vera cronaca

Da quando ha abbandonato la formula ex magica del classico talk show, il programma va forte

Bravo Telese, a "Matrix" si fa vera cronaca

Luca Telese col suo Matrix, da quando ha abbandonato la formula ex magica del classico talk show, va forte. Ha capito in fretta che la politica ormai si è ridotta a chiacchiericcio di portineria ed è priva di personaggi dotati di carisma, e si è adeguato ai mutati gusti del pubblico, dedicandosi ogni mercoledì in seconda serata a temi scottanti, specialmente di cronaca. E il successo gli ha arriso, come si evince dai dati di ascolto quasi sempre soddisfacenti.

È vero che Matrix, dopo la stagione felice di Enrico Mentana, è stato collocato in una zona d'ombra, cioè in un orario nel quale domina incontrastato l'inossidabile Bruno Vespa, tuttavia Telese, per quanto abbia una vita professionale travagliata, è riuscito, a onta dello scarso appoggio che gli fornisce la rete (Canale 5), a migliorare se stesso, diventando uno dei più autorevoli conduttori televisivi del momento. I suoi servizi sull'assurdo caso Bossetti-Yara sono stati esemplari per correttezza di impostazione: pezzi di giornalismo che raramente si ammirano sul video.

Egli non si è accontentato delle versioni ufficiali distribuite in fotocopia dagli investigatori, dei quali non ha sposato ciecamente le tesi colpevoliste, ma ha cercato e trovato elementi difensivi importanti e tali da suscitare dubbi circa le responsabilità effettive dell'imputato, massacrato in un frullatore di indizi malevoli e di ignobile gossip, ancora prima che iniziasse il processo. Questo non è un merito da poco in un Paese dove i cronisti si prestano a fare da cassa di risonanza all'accusa, cosicché la pubblica opinione viene indirizzata a senso unico, e il pregiudizio prevale sul giudizio.

In pratica, Telese, che non fa mistero della propria connotazione politica di sinistra, si sta comportando in modo impeccabile ossia senza dare l'impressione di essere un uomo smaccatamente di parte. D'altronde Luca è un giornalista collaudato, capace e tignoso: da anni sulla scena, ha lavorato per varie testate, tra cui il Giornale, e difficilmente è caduto nella tentazione di rinunciare a narrare i fatti secondo documentazione, e di presentarli in forma partigiana. Bisogna dargli atto di avere una naturale predisposizione a svolgere il proprio mestiere onestamente, dando retta più al cervello che non al cuore. Forse per questo, nonostante la sua abilità sia fuori discussione, la televisione non lo ha premiato abbastanza. Probabilmente, i dirigenti temono che gli eccessi di sincerità del conduttore portino più svantaggi che vantaggi alla ragione sociale dell'azienda. È solo un nostro sospetto; altrimenti però non siamo in grado di capire perché costui rimanga relegato a Matrix, un programma che, se venisse pompato almeno due volte la settimana, avrebbe di sicuro l'opportunità di tornare ai fasti dell'epoca di Mentana.

Diciamo con franchezza che Telese non è aiutato dal fisico e neppure dall'abbigliamento, peggiore di quello di Matteo Renzi che esibisce dei calzini celesti manco fosse un magistrato. Ma non pensiamo sul serio che ciò possa penalizzarlo più di tanto, anche perché Maurizio Costanzo a suo tempo fu un mattatore della tv a onta della pinguedine e di una statura non esattamente da pivot. Pertanto cade l'ipotesi che Luca non buchi a causa del look dimesso. Lo incitiamo allora a non demordere e a continuare a crescere: prima o poi, raccoglierà sul campo quanto di buono ha saputo seminare.La tv è una brutta bestia che non sempre esalta immediatamente la bravura di chi la fa; si tratta appunto di insistere, magari affrettandosi a cambiare sarto. L'immagine ha il suo peso benché conti meno della testa.

Questa c'è.

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