Cronache

A Busalla la più antica fabbrica di birra

Francesco Guzzardi

La birra è l'unica bevanda (e la più antica) a entrare nell'alimentazione umana. Si fa risalire la sua produzione a 5000 anni fa, in Mesopotamia. Anche gli Egizi furono grandi bevitori di birra, al contrario dei Romani, che la vedevano come un prodotto del nord, frutto della tradizione barbarica. Furono proprio questi ultimi a diffonderne in Europa il consumo e la produzione, che venne poi perfezionata nel medioevo, dai monaci, con l'aggiunta del luppolo. In Italia il consumo di birra si sviluppa soprattutto dalla metà del XIX secolo in poi, ed è proprio in questo periodo, nel 1878, che due imprenditori svizzeri decidono di aprire a Busalla la prima fabbrica di birra italiana. Si chiamavano Pomer e Rau e comprarono il terreno dove ancora adesso sorge la «Premiata Fabbrica della birra di Busalla».
Le cronache di allora dicono che il basso costo del terreno e quello della manodopera, indussero i due ad investire nell'entroterra ligure per continuare quello che in Svizzera e Germania, da tempo era un successo: appunto la birra. Dalla produzione artigianale si passò alla produzione commerciale e legalmente, «la Fabbrica della birra» fu costituita il 14 febbraio 1905 da tre soci fondatori e imprenditori genovesi: il Commendator Giacomo Ricchini, il Cavalier Giovanni Bagnasco e dall'allora sindaco di Busalla Cavalier Sisto Poggi. Ben presto lo scetticismo generale, il quale voleva che la birra non potesse competere con il più apprezzato e raffinato vino, cessò e nel giro di pochi mesi, in tutta la penisola diventarono un centinaio le piccole fabbriche e il risultato, entusiasmante, fu che l'importazione della bevanda dai paesi nordici, calò drasticamente. Nel 1910 il Cavalier Poggi assunse il controllo della fabbrica che prese il nome di «Fabbrica di Birra Poggi & C.». Il successo fu una conseguenza e lo dimostra il fatto che un venticinquesimo della produzione italiana, avveniva proprio a Busalla. Per Genova, quella fabbrica situata sulla strada statale 226 era un vanto ma ben presto iniziò il declino e a causa della prima guerra mondiale, la produzione venne sospesa. Nel 1929 la crisi raggiunse il suo vertice e la fabbrica dovette chiudere. Nel 1942 le azioni furono comprate dalla famiglia genovese Raimondo ma al termine della seconda guerra mondiale, l'edificio fu impiegato come ospedale dai militari americani e in seguito la produzione venne sospesa. Quando nel 1971, Vincenzo Raimondo morì, l'Istituto Religioso Piccola opera della Divina Provvidenza di Don Orione ricevette le azioni in eredità ma nessuno si occupò di proseguire nell'avventura. Col passare del tempo gli edifici si degradarono e nel 1995, un gruppo d'imprenditori genovesi decise di rinnovare gli immobili e riprendere la produzione con impianti sicuramente più moderni. Adesso, come allora, i clienti sono villeggianti e col passare del tempo, l'impegno di Lorenzo Devoto, 36 anni, uno degli attuali soci e conoscitore di tutte le birre del mondo, ha permesso che oltre i villeggianti, intere compagnie di giovani e meno giovani, partano da Genova e dalle riviere, per gustare i tipi di birra artigianale prodotti. Non a caso, la fabbrica si trova in località «Birra» e sono davvero poche le persone che, transitando per Busalla, lungo la strada statale 226, non si fermano a bere le caratteristiche birre di Busalla. Sei i tipi di birra prodotta: la Muller, l'Ambra, la Rubin, la Castagnasca, la Miele e la Rosa.

La particolarità comune a tutte le birre è che sono lavorate con ingredienti del posto; le castagne della Val Graveglia e il miele e le rose della Valle Scrivia, danno una profumo e un retrogusto alla birra che oltre a renderle uniche, nessuno potrà mai nemmeno imitarle.

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