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Esonerato il D'Aversa fuori di testa

L’allenatore pugliese è in «buona» compagnia: la lista dei mister violenti è lunga

Esonerato il D'Aversa fuori di testa

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Esonerato il D'Aversa fuori di testa

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Esonerato. In attesa della sentenza del giudice sportivo, il Lecce ha già fatto giustizia in casa sua, liquidando il tecnico Roberto D’Aversa, reo (oltre che di aver portato i salentini sull’orlo della retrocessione) di aver dato una testata al veronese Henry alla fine del match di domenica. Una scena da torneo dei bar, purtroppo proposta ai massimi livelli, ripresa e trasmessa da tutti i telegiornali d’Italia a testimonianza di un calcio ormai senza freni inibitori. Il Lecce ne è uscito in modo esemplare, scusandosi immediatamente con il Verona e mettendo alla porta D’Aversa, ma purtroppo non ha cancellato l’ultimo episodio di uno sport sempre sull’orlo di una crisi di nervi. Vero, non è la prima volta che accade, ma i precedenti sono poi rimasti come pietre miliari dell’antologia del peggior calcio: da Delio Rossi che schiaffeggia il suo giocatore Ljajic, dopo essere stato insultato per una sostituzione, a Silvio Baldini che prende a calci nel fondoschiena il collega Di Carlo, per non tornare a quel derby torinese di cinquant’anni fa in cui Gustavo Giagnoni tirò un cazzotto a Causio che l’aveva provocato.

E se persino un gentleman come Beppe Bergomi, pochi giorni fa, ha spintonato un dirigente avversario in una partita della squadra giovanile che allena, significa che è il momento di darsi una calmata.

Il punto, infatti, è proprio questo: pugni e testate tra giocatori ne sono volati tanti e sempre ne voleranno, ma si tende ad attribuirli alla trance agonistica. Stupisce invece quando lo scatto d’ira parte da un allenatore che, a parte essere più maturo – almeno anagraficamente – dei giocatori, dovrebbe anche essere un po’ più lucido e riposato. Ma ormai ci siamo abituati a vedere sulle panchine (o meglio: sempre in piedi a bordo campo) una vera manica di assatanati che arrivano al 90’ più stressati di tutti.

Forse è l’ora di fermarli.

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