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Juventus, Allegri si prende tutte le ragioni

Il tecnico: "Noi senza coppe favoriti? La storia ha sempre detto un’altra cosa. E così è stato"

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Torino - In lotta per il secondo posto. Traguardo che per Juventus e Milan non può scatenare entusiasmi di chissà quale genere, ma che ha un senso per lo meno economico: il piazzamento in classifica incide infatti sulla ripartizione dei diritti tv della serie A e, se alla prima classificata spetteranno 20 milioni, alla seconda ne toccheranno 16,8, alla terza 14,4, alla quarta 12 e così via. In un’epoca in cui tutte le società sono alle prese con problemi di bilancio, anche 2,4 milioni avranno il loro senso.
Detto ciò, il fascino di una sfida tra la Signora e il Diavolo resta immutato anche senza pensare ai soldi almeno per i romantici del calcio che fu. Allegri potrebbe fare parte di questa schiera: «Lottare fino alla fine per la seconda piazza sarebbe un obiettivo in più, ma Juve-Milan resta sempre una partita bella da giocare: loro sono una squadra importante e ben allenata da Pioli. Non so se, come ha detto Stefano, l’Inter sia la più forte degli ultimi anni. Sicuramente, però, in questa stagio ne i nerazzurri sono nettamente superiori alle altre: quando lo dicevo a inizio campionato sembravo matto, ma il mio era un discorso realistico». Tirare l’acqua al proprio mulino è essa stessa un’arte, verrebbe da dire. E comunque la Juve ha fatto quello che ha potuto, tanto o poco che sia: raggiungere la finale di Coppa Italia le permetterà di giocare la Supercoppa il prossimo anno incassando così altro denaro, così come il quarto-quinto posto in campionato la aiuterà a sistemare parzialmente i conti frequentando la Champions riveduta e corretta. «Marotta e Pioli sostenevano che noi avremmo avuto un vantaggio nella lotta scudetto perché non disputavamo le coppe europee: la storia dice però tutt’altro, perché nei miei primi cinque anni alla Juve abbiamo conquistato altrettanti tricolori arrivando due volte in finale di Champions e quattro in finale di Coppa Italia».
Ed è lì allora che la Signora vuole tornare: a scendere in campo il più possibile, a viaggiare per l’Europa e a stancarsi tra alberghi, partite e scali aeroportuali: «Bastano due o tre rinforzi per avvicinare l’Inter? È una domanda per la società: è lei che fa il mercato. Io sono l’allenatore. Adesso la cosa più importante è rimanere concentrati sulla qualificazione Champions: ci mancano dei punti e non è ancora detta l’ultima parola. Resto un aziendalista, sì: la sfida sarà lottare per vincere all’interno di un progetto sostenibile. Qui, l’ambizione deve essere sempre quella di vincere: se però raggiungeremo l’obiettivo Champions, l’annata sarà un successo.

Poi è chiaro che a tutti piace vincere: a me per primo».

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