Politica

La Camera vota la fiducia a una Finanziaria di rigore

Manovra antideficit da 27,6 miliardi. La Corte dei Conti: no al concordato

Gian Maria De Francesco

da Roma

La Camera ha concesso la fiducia al maxiemendamento del governo alla legge Finanziaria 2006. I voti favorevoli sono stati 309 e quelli contrari 207. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha riferito in aula che oggi alle 9.00 si terrà un Consiglio dei ministri per approvare la nota di variazione al bilancio che recepirà le modifiche approvate. Le operazioni per il voto finale di Montecitorio sulla manovra cominceranno lunedì prossimo alle 17.30 per terminare il giorno successivo. A quel punto sarà il Senato a esprimersi nuovamente e il testo dovrebbe essere licenziato prima di Natale.
Quello di ieri è stato il decimo voto di fiducia ottenuto dal governo Berlusconi-bis, che si è insediato lo scorso aprile e che ha fatto ricorso a questa procedura soprattutto per provvedimenti economico-finanziari. Il maxiemendamento approvato ieri è costituito da un unico articolo suddiviso in 622 commi. L’ammontare della manovra, con le ultime modifiche, è salito a 27,6 miliardi di euro dai 23,9 miliardi inizialmente previsti. L’obiettivo prioritario, più volte ribadito dal ministro Tremonti, è riportare il rapporto deficit/pil al 3% entro il 2007 passando per il 3,8% atteso nel 2006.
Ultime modifiche. Nel testo definitivo del maxiemendamento sono comparse alcune variazioni rispetto alla formulazione precedente. La modifica più rilevante è rappresentata dall’eliminazione della tassa dell’1% sulle donazioni ai partiti finalizzata al finanziamento di un fondo per coprire le responsabilità dei tesorieri di partito nei confronti dei creditori. Nell’emendamento è stato inoltre inserito un articolo del ddl sulla competitività (bloccato in Senato) riguardante gli insediamenti turistici di qualità. Sarà possibile costruire opere infrastrutturali sul demanio marittimo, ossia sulle spiagge, ferme restando le disposizioni del codice dei beni culturali e del paesaggio. Abolita la durata massima della concessione di 90 anni, equivalente a una vendita della spiaggia. Inserito anche un «minicondono» edilizio per le Ferrovie dello Stato, in vista della loro privatizzazione. Tagliati di 3 milioni, infine, i finanziamenti al Molise per la ricostruzione post-terremoto. La cifra recuperata sarà destinata per 2 milioni alla ricostruzione post-sisma a Brescia e per un milione alle Marche.
Impianto rigoroso. La parola d’ordine della Finanziaria 2006 è ridurre il disavanzo pubblico. Per raggiungere questo scopo è fissato per l’anno prossimo un saldo netto da finanziare di 41 miliardi. Le Regioni non potranno aumentare le spese oltre il 4,8% ed è previsto uno stretto monitoraggio della spesa. Allo stesso modo, sono stati tagliati del 10% gli stipendi dei politici e dei membri togati della giustizia amministrativa, mentre rigidi limiti sono stati fissati anche per le spese dei ministeri. Dal concordato fiscale rivolto a professionisti e imprese nel 2006 si attendono altri 2 miliardi. La Corte dei Conti ha tuttavia espresso «contrarietà a ogni forma di sanatoria di pregressi illeciti contabili». «Se non vi è chiusura con il passato, non ci può essere il futuro», ha replicato in serata il ministro Tremonti ribadendo che non si tratta di un condono, ma di un meccanismo che dà «certezza e serenità al contribuente». I 400 milioni risparmiati nel 2006 con il rinvio della riforma del Tfr andranno a riduzione del deficit. La Finanziaria ha mostrato anche attenzione ai problemi sociali, testimoniata dal bonus-bebé, dalle detrazioni sulle spese per gli asili nido e dal fondo di 10 milioni per aiutare le giovani coppie ad accendere un mutuo per la prima casa.
Mugugni. Qualche segnale di malcontento è, tuttavia, emerso. L’Agis, associazione dello spettacolo, è rimasta insoddisfatta dei tagli al fondo di categoria chiedendo le dimissioni del ministro Buttiglione che ha risposto prontamente. «La situazione è difficilissima ma ci impegneremo a gestirla», ha detto. Le associazioni dei costruttori si sono lamentate per la mancata inclusione di fondi che consentano all’Anas di pagare le ditte appaltatrici.

Ultima ma non meno importante l’agenzia di rating Fitch: le tasse sull’energia potrebbero incidere negativamente sulla redditività dell’Enel.

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