Controcultura

Un capolavoro di suspense tra sacro e profano

Un capolavoro di suspense tra sacro e profano

Un capolavoro della letteratura fantastica. Circa settanta pagine che contengono l'intero campionario utile a inchiodare il lettore alla pagina. Con un tocco di ineguagliabile originalità. Tutto questo è Il segreto del dottor Honigberger (Bietti) di Mircea Eliade (1907-1986).

Partiamo dall'edizione stessa. Un esempio di come vanno curati i libri del passato proposti ai lettori di oggi. Nuova traduzione, saggi densissimi del curatore Horia Cornelius Cicortas e di Gianfranco de Turris, note accurate, indice dei nomi. Inoltre c'è l'introduzione inedita dello stesso Eliade all'edizione americana, che presentiamo in queste pagine e nella quale si accenna anche a un altro racconto di Eliade, Notti a Serampore.

Il rumeno Eliade, più noto come storico delle religioni, aveva però l'ambizione di vincere il Premio Nobel per la letteratura. La sua produzione narrativa è altalenante. Ottima quando corre nel fantastico, farraginosa nei tentativi più tradizionali. Ma questo racconto lungo o novella è una calamita. Eliade, per irretire il lettore, parte con le tecniche tipiche della detective story, anche se per fortuna qui investigatori non ce ne sono. Poi l'autore sfrutta l'antico trucco del manoscritto ritrovato per giocare su due piani narrativi diversi e farli interagire. Infine, con una pazzesca accelerazione, lascia irrompere il fantastico ed esplodere un finale enigmatico che confonde realtà e finzione. Il lettore resta in preda alle domande. E non sono domande da poco. Cos'è il tempo? Cos'è il mondo sensibile? Quali possibilità inesplorate ci sono nel nostro corpo? E ancora: esistono mondi paralleli? È possibile passare dall'uno all'altro? L'esperienza ci dice di no. Ma quanto è limitata dalla nostra stessa incredulità?

Le risposte sono nei saggi di Horia Corneliu Cicortas e Gianfranco de Turris. Naturalmente, è l'unica cosa che non possiamo scrivere in questo articolo. In breve. Una vecchia signora contatta un esperto di religioni e in particolare di quelle orientali (è Eliade stesso). Il marito, il signor Zerlendi, è sparito dopo aver lavorato per anni alla biografia di Honigberger, un occultista dilettante (forse). Zerlendi disponeva di una fantasmagorica biblioteca di testi indiani e aveva approfondito lo studio del sanscrito. L'esperto di religioni è incaricato di portare a termine la biografia incompiuta. Mentre lavora, si imbatte in un diario in sanscrito nel quale Zerlendi racconta le esperienze estreme vissute grazie alla meditazione Yoga. Si accenna anche a città mitologiche come Agarttha, centro spirituale ed esoterico nascosto in Oriente. Nel frattempo, il protagonista viene anche a conoscere le storie tragiche di chi si è accostato alle carte di Zerlendi prima di lui. Altro non possiamo dire.

I saggi di accompagnamento rendono ancora più affascinanti i segreti del libro. Zerlendi accenna a un personaggio all'apparenza minore, un uomo rimasto paralitico per aver sbagliato qualcosa durante la meditazione. Viene indicato solo con le iniziali: J.E. Indovinate chi è? Julius Evola, che Eliade conosceva. Occhio alle date. La novella è del 1940. Evola diventa paralitico nel 1945. Circola subito voce che abbia avuto un incidente durante la meditazione. In realtà, la causa fu un bombardamento a Vienna. Eliade, che incontrò Evola anche dopo la guerra, rimase sempre convinto della prima ipotesi. Riassumendo: nella novella in cui si ipotizza che il tempo non prosegua in linea retta troviamo la profezia di quanto accaduto anni dopo a uno dei personaggi ispirati alla realtà. Nella introduzione pubblicata in queste pagine, Eliade spiega la sua visione della letteratura fantastica: i romanzi popolari sono i più adatti ad accogliere il «camuffamento del sacro» nel profano e «la fuoriuscita dal tempo».

La letteratura fantastica è l'erede del mito ed esprime il bisogno di iniziazione dell'uomo moderno.

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