Cronache

Le capre non sono stupide e si emozionano come noi

Secondo una ricerca inglese sono animali empatici in grado di avvertire sensazioni di gioia e tristezza

Le capre non sono stupide e si emozionano come noi

Capra, caprone, capretta, se proprio vogliamo essere carini. Quante volte abbiamo sentito questi epiteti per descrivere una persona non proprio colta e raffinata? C'è chi ne ha fatto una bandiera, un grido di battaglia. Ma le capre sono proprio così ottuse? In realtà no. Già vari studi in passato hanno rilevato come siano animali sociali, gregari e piuttosto intelligenti. Ora un nuovo lavoro pubblicato su Frontiers of Zoology ad opera di un gruppo di studiosi capitanato da Luigi Baciadonna della Queen Mary University di Londra dimostra pure che riescono a percepire le emozioni espresse tramite le loro voci. Suoni che all'uomo si presentano con differenze minime.

Siamo portati a pensare che la comunicazione vocale sia una prerogativa umana, ma non è proprio così. Gli animali comunicano tra loro e la nostra comprensione della loro capacità di «parlare» e percepire emozioni, e anche di provare empatia verso i propri simili, è ancora molto limitata.

Ma la sensazione è che esista un mondo molto più complesso di quanto si pensava. Studi precedenti hanno già rilevato che non solo l'espressone delle emozioni tramite la voce, ma anche il riconoscimento delle emozioni dei propri simili è proprio di animali quali primati, cavalli, bovini, pecore e topi.

Le capre, a dire il vero, dopo secoli di cattiva reputazione - nell'Antichità con i satiri erano considerate simbolo di lussuria sfrenata mentre nel Medioevo lo stesso Diavolo, male supremo, era spesso rappresentato sotto forma di caprone - hanno beneficiato dell'avvento dei social dove sono centinaia i video in cui questi animali compaiono nella loro versione più tenera o in atteggiamenti divertenti. E sono nati rifugi interamente dedicati a fornire loro cure e riparo, come l'americano Goats of Anarchy, chiamato dalla serie tv Sons of Anarchy preferita dalla fondatrice Leanne Lauricella, una ex organizzatrice di eventi newyorchese che dal 2014, abbandonata vita in città e lavoro, adotta cuccioli disabili dalle fattorie del New Jersey e ammassa centinaia di migliaia di seguaci sul profilo Instagram.

La ricerca di Baciadonna sembra in qualche modo dare supporto e consistenza ai seguaci di questi animali da fattoria. Presentandoli sotto una luce inconsueta, almeno per chi ha poca dimestichezza con un animale usato dall'uomo per ottenere latte, lana e carne. Il gruppo di ricerca ha lavorato con 24 capre del Buttercups Sanctuary for Goats, un centro che accoglie capre abbandonate nel sud dell'Inghilterra. I ricercatori hanno registrato i richiami di capre che esprimevano felicità, ad esempio nel momento in cui veniva loro offerto del cibo, e in caso di piccole frustrazioni, come essere separati dal gregge per cinque minuti o venire private di cibo mentre le compagne mangiavano.

Le registrazioni in seguito sono state fatte ascoltare ad alcune capre cui veniva monitorato il battito cardiaco. La capre sono diventate più attente quando le emozioni erano «tristi». E le vocalizzazioni felici sono state correlate a una maggiore variazione nel tempo tra i battiti del cuore, un segno di benessere nei mammiferi. Insomma, come noi, si mettevano sul chi va là in presenza di un potenziale pericolo mentre si rilassavano durante il pranzo con gli amici.

La capacità di interpretare le emozioni dei propri simili e vicini in realtà è un vantaggio evolutivo perché fornisce informazioni spesso vitali sull'ambiente circostante.

Le capre dal canto loro sono «animali molto sociali e sono un modello eccellente per investigare i meccanismi che sottostanno alla dimensione sociale delle emozioni» si legge nello studio.

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