Cronaca locale

In carcere per droga il pugile che raccontava del suo riscatto

Arrestato a Latina con il fratello e la cognata il pugile 43enne Pietro Aurino. I tre sono indagati a vario titolo per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti

In carcere per droga il pugile che raccontava del suo riscatto

Sulle pagine dei giornali era finita la sua storia di riscatto. Dopo anni passati in carcere, era ritornato sul ring nel 2017 e raccontava di voler ricominciare da zero provando a ricostruire la sua vita ripartendo dalla boxe, che lo aveva reso campione d’Europa dei massimi leggeri. Il pugile Pietro Aurino, oggi 43enne, è finito di nuovo in carcere. Fermato a Latina con il fratello, il 39enne Salvatore Aurino, e la cognata, la 49enne Marianeve Longobardi. I tre sono stati arrestati dai carabinieri in esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Torre Annunziata su richiesta della locale procura della Repubblica. Devono rispondere a vario titolo di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

Oltre 50 gli episodi di spaccio di droga documentati dai militari della compagnia di Torre Annunziata che hanno lavorato alle indagini. Tutti accertati nel corso di appostamenti eseguiti tra settembre e ottobre scorso nel malfamato rione Provolera di Torre Annunziata. Salvatore Aurino e la moglie erano stati già arrestati in flagranza di reato a settembre scorso. Furono sorpresi con 3 grammi di cocaina, 9 grammi di crack, con uno spinello di marijuana e del materiale necessario al confezionamento delle dosi di droga.

Attraverso più approfondite verifiche, i militari hanno individuato il giro degli acquirenti e compreso le modalità di spaccio, ricostruendo così il funzionamento di una prolifica piazza di spaccio all’interno dello storico rione, dove la vendita di droga è all’ordine del giorno, nonostante le numerose operazioni messe a segno negli anni dalle forze dell’ordine con arresti e sequestri che, però, fino ad oggi, non hanno fermato lo smercio di droga.

Gli acquirenti, in particolare – secondo quanto ricostruito dai carabinieri - erano soliti acquistare lo stupefacente direttamente presso l’abitazione degli indagati. Ai pusher erano necessari solo pochi istanti per recuperare la droga, già pronta e occultata in diversi nascondigli ricavati nelle pertinenze dell’abitazione. Le cessioni avvenivano in modo estremamente rapido e in un contesto ambientale di difficile penetrazione da parte delle forze dell’ordine.

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