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Il caso E qualcuno sogna Visco a Palazzo Chigi

Roma Riunioni, telefonate, vertici clandestini: lo scontro sull'articolo 18 ha avuto l'effetto di un Viagra sulla depressa minoranza Pd. Che ora, come dice ironico il premier, «sogna di tornare in pista e di prendersi la rivincita contro chi gli ha portato via la “ditta”». E lo sogna al punto di far circolare ipotesi fantapolitiche, come quella di far saltare il governo Renzi per sostituirlo a Palazzo Chigi con un «tecnico» del livello di Ignazio Visco, governatore di Bankitalia.

«Fossi in loro però starei ben attento», ragiona un senatore Pd, «Renzi si tiene sempre aperti molti scenari. Compreso quello di andare al voto in primavera. E lo scontro sull'articolo 18 può diventare uno splendido tema di campagna elettorale, con cui Matteo può spianare la sinistra interna e svuotare l'elettorato di centrodestra». Senza contare che la sinistra interna è tutt'altro che unita: «Bersani e D'Alema sono sicuri che il capogruppo alla Camera Speranza, per dirne uno, voglia andare al redde rationem con Renzi?», è la domanda (retorica) del senatore: Speranza, nelle ultime ore, si è dato un gran daffare per smentire la propria presenta alla cena “anti-Renzi” a casa D'Alema: «Avevo ben altro da fare». Anche i “giovani turchi” si sono sfilati dalla guerra a Matteo: «Chi ha perso il Congresso deve lavorare all'unità del partito non all'unità della minoranza», dice Orfini.

Bersani sta cercando di rimettere insieme tutti gli altri, in vista della battaglia sia nell'aula di Palazzo Madama la settimana prossima che nella Direzione del Pd, convocata per il 29 settembre e a maggioranza saldamente renziana. «Presenteremo emendamenti chiari su 5 punti del Jobs Act», annunciano.

E c'è qualcuno nella minoranza che spera che i numeri in Senato siano tali da rendere il governo dipendente dal possibile sì di Forza Italia sull'articolo 18.

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