Politica

Caso Lusi, la procura sente l'ex ministro Parisi

L'ex ministro della Difesa ascoltato per un'ora dai pm. L'avvocato del partito: la fideiussione proposta da Lusi è inadeguata

Caso Lusi, la procura sente l'ex ministro Parisi

Appena un mese fa la Margherità certificò che i conti erano regolari. Poi è scoppiato lo scandalo, con i tredici milioni di euro che il tesoriere Luigi Lusi avrebbe sottratto illecitamente al partito. Denaro intascato per l’acquisto di alcuni immobili e per una serie di operazioni immobiliari. Arturo Parisi, attuale esponente del Pd ed ex della Margherita, è stato ascoltato in procura in qualità di testimone. L’ex ministro dell’interno in diverse dichiarazioni pubbliche aveva detto di aver espresso la propria perplessità, nel maggio 2011, in occasione dell’assemblea della Margherita per l’approvazione del bilancio.

Quelle voci opache nel bilancio

"Mi accorsi di alcune voci opache, somme consistenti in uscita", ha detto Parisi nei giorni scorsi, aggiungendo che durante l’ultima assemblea della Margherita, convocata per approvare il bilancio, a maggio 2011, lui chiese "una sospensione ma venne rifiutata". All’epoca, ha ricordato l’esponente del Pd, "si decise di istituire una commissione di verifica, che si riunì una sola volta andando deserta".

Fideiussione non sufficiente

"La fideiussione proposta è inadeguata. Non c’è alcun termine per un accordo". Lo ha detto l’avvocato Titta Madia, che si è costituto parte offesa per conto di Rutelli. "Allo stato - ha aggiunto il penalista - la proposta fatta da Lusi non regge. Se non arriverà una seria garanzia entro i prossimi giorni chiederemo all’ufficio del pubblico ministero di richiedere adeguati provvedimenti cautelari". Lusi aveva proposto di restituire cinque milioni di euro, depositando una bozza di fidejussione. In caso di mancato accordo tra Margherita e il senatore del Pd, la procura potrebbe procedere ad un sequestro cautelativo dei beni di Lusi.

Grasso: con la tracciabilità non sarebbe accaduto

"Perché i partiti politici, che pur essendo associazioni private ricevono soldi e finanziamenti pubblici non sono sottoposti ai controlli ed alle regole, come la tracciabilità, che è ormai obbligatoria per tutti i cittadini e tutte le imprese". È la domanda posta dal procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, nell’intervento con cui ha concluso a Reggio Calabria il convegno sulla zona grigia della criminalità organizzata. "Si tratta di regole - ha aggiunto - che forse potrebbero impedire a tesorieri di partito di farsi la casetta in Canada".

Il procuratore nazionale antimafia ha espresso anche "apprezzamento per la recente decisione del Governo di introdurre misure sulla limitazione del contante e sulla tracciabilità delle transazioni finanziarie".

Commenti