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Caso Mediatrade, il pm: "Processare il premier"

Il pm De Pasquale chiede il rinvio a giudizio per il premier, Pier Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri. L'accusa per il Cavaliere è di frode fiscale e appropriazione indebita. I legali di Mediaset: "Diritti tv regolari". Longo e Ghedini verso il legittimo impedimento, la procura ricorrerà alla Consulta

Caso Mediatrade, il pm: "Processare il premier"

Milano - I pm di Milano hanno chiesto il rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi nell’ambito dell’inchiesta Mediatrade-Rti. L’accusa è di frode fiscale e appropriazione indebita, per le presunte irregolarità nella compravendita di diritti televisivi per creare fondi neri. L’accusa è stata formalizzata dal pm Fabio De Pasquale. Il magistrato ha inviato al procuratore aggiunto Bruti Liberati la richiesta di rinvio a giudizio per il presidente del Consiglio e i suoi coimputati. Tra questi, risultano coinvolti nell’inchiesta, per frode fiscale, anche Pier Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri, insieme ad altre 9 persone.

Le accuse Per il premier l’accusa è di frode fiscale, contestata fino al novembre del 2009, per 8 milioni di euro evasi, e di appropriazione indebita, che sarebbe stata consumata tra Milano e Dublino dall’8 febbraio 2003 al 30 novembre 2005, per 34 milioni di dollari. I reati non sono ancora caduti in prescrizione. Berlusconi potrà avvalersi del legittimo impedimento.

La replica di Mediaset Alle contestazioni dei pm i legali di Mediaset obiettano che "i diritti cinematografici oggetto dell’inchiesta sono stati acquistati a prezzi di mercato" e che "tutti i bilanci e le dichiarazioni fiscali della società sono stati redatti nella più rigorosa osservanza dei dei criteri di trasparenza e delle norme di legge".L’inchiesta Mediatrade è uno stralcio di quella sulla compravendita dei diritti tv Mediaset. Altro stralcio era stata la vicenda della corruzione di Mills. Per questi due casi a Milano sono in corso i processi nei confronti del premier.

L'inchiesta sui diritti Al centro dell’indagine Mediatrade, per la quale il gup di Milano Marina Zelante dovrà valutare la richiesta di rinvio a giudizio per Berlusconi, il figlio Pier Silvio e altre dieci persone, ci sono oltre 34 milioni di dollari contestati come appropriazione indebita aggravata, che riguardano fatti non coperti da prescrizione al presidente del Consiglio, al produttore cinematografico Farouk Agrama e ai manager Daniele Lorenzano, Roberto Pace e Gabriella Ballabio. I cinque avrebbero operato "all’interno di un sistema di frode utilizzato dalla fine degli anni ’80, in forza del quale i diritti di trasmissione forniti dalla Paramount, in misura minore da altri produttori internazionali, invece che direttamente dai fornitori venivano acquistati da Mediaset a prezzi gonfiati per il tramite di società di comodo riconducibili a Farouk Agrama". Quanto al reato di frode fiscale ipotizzato dai pm ammonta circa a 8 milioni di euro evasi dal 2005 al settembre del 2009.

I legali: "Non ci stupisce" "Non ci stupisce. Era un atto atteso da tempo": così si è limitato a dire il professor Piero Longo (che insieme al collega Niccolò Ghedini difende Berlusconi) riguardo alla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla procura di Milano. Longo ha ribadito che la richiesta di processo non è una "sorpresa", in quanto il 22 gennaio scorso era stato notificato l’avviso di chiusura dell’indagine. In generale, secondo il codice, dopo l’avviso di conclusione dell’indagine gli indagati hanno tempo 20 giorni per farsi interrogare o depositare ai pm memorie o atti a loro discarico. Dopo di che viene inoltrata la richiesta di rinvio a giudizio oppure chiesta l’archiviazione. Nel primo caso, l’istanza verrà valutata dal gup, nel secondo caso invece la parola spetta al gip.

La richiesta di rinvio a giudizio era già pronta da tempo, ma pare che la procura abbia preferito attendere la fine del periodo elettorale e la promulgazione della legge sul legittimo impedimento, nei confronti della quale con tutta probabilità da parte della procura verrà eccepita incostituzionalità.

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