Stile

Castañer, dopo novant'anni tocca ancora dargli corda

Nate come scarpe dei contadini, sono finite ai piedi delle star. Grazie anche a Saint Laurent che gli ha messo la zeppa

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Le espadrillas in castigliano si chiamano alpargatas, ma le più belle del mondo sono firmate Castañer. Vengono fabbricate a Banyoles, in provincia di Girona, sulle rive di un bellissimo lago naturale che ha le stesse sfumature azzurre, verdi e blu del mare poco lontano. Qui nel 1927 due cugini, Luis Castañer e Tomas Serra decidono di aprire una ditta per produrre le scarpe dei contadini con le suole di corda intrecciata e la tomaia di tela bianca, nera, al massimo ecrù. Luis ha occhio per gli affari, ma Tomas ha una vera passione per la meccanica. È lui a costruire le tre macchine su cui ancora oggi vengono fabbricate le suole: 200 mila paia all'anno, non poche se si pensa che il punto di partenza è una balla di juta. «Se deve essere colorata la mandano fuori in tintoria, ma dobbiamo intrecciarla noi perché il segreto è tutto lì» spiega Rafael Castañer direttore creativo del brand.

L'altro passaggio fondamentale è il posizionamento della treccia sulla forma della pianta del piede e per questo viene montata su due dischi che girano velocissimi tra di loro. A questo punto la suola viene cucita, vulcanizzata e assemblata alla tomaia con un punto chiamato «Cadeneta». «Tutto molto artigianale e autentico» sorride Rafael che ha appena realizzato un sogno: festeggiare i 90 anni dell'azienda con una capsule collection creata in collaborazione con Manolo Blahnick. «Verrà presentata il prossimo settembre racconta è la ciliegina sulla torta di questo importante anniversario».

Da qui a parlare di storia il passo è breve. Pare che la famiglia Castañer sia attiva nel settore fin dal 1700, ma con le espadrillas si cimentano da 90 anni esatti. Arrivano ben presto a 100 operai, ma con la guerra civile la ditta viene nazionalizzata dai repubblicani. «Cominciamo a fare scarpe per i soldati al fronte racconta Rafael - poi la guerra finisce, la repubblica perde, arriva Franco e la ditta torna a mio nonno. È un periodo un po' difficile perché la rivoluzione industriale in Spagna arriva più tardi rispetto al resto d'Europa. Però arriva e negli anni Quaranta i contadini hanno bisogno di scarpe più solide delle espadrillas per andare in fabbrica. Entriamo in crisi ma resistiamo. Con l'arrivo del turismo alle Baleari e in Costa Brava cominciamo a farne di tutti i colori anche perché nel frattempo in azienda sono entrati i miei genitori». Il padre Lorenzo apre un mercato inaspettato, la Scandinavia, dove usano le espadrillas come pantofole perché da loro c'è il riscaldamento a pannelli nel pavimento e la suola di corda è un isolante perfetto.

La madre Isabel segue la produzione e lavora come una matta nonostante la nascita di cinque figli. Quattro di loro (Luis, Antonio, Rafael e Cristina) a tempo debito entreranno in azienda. Lei ne è uscita solo quattro anni fa al compimento delle 80 primavere. Comunque sia nei primi anni Settanta va con il marito a Parigi per una fiera. Una mattina nel loro stand arrivano tre giovani. Uno di loro è Saint Laurent. Isabel Castañer lo riconosce subito e dice al marito «questo è un grande, cerca di accontentarlo». Così quando Monsieur Yves chiede se si può fare una espadrillas con la zeppa, Lorenzo risponde sì lasciando tutti di stucco perché tecnicamente era una cosa molto difficile. Ci han messo due settimane solo per mettere a punto un prototipo. Son diventati matti, ma alla fine ci sono riusciti. Le mandano a Parigi e Saint Laurent si mette a fare i salti dalla gioia: aveva provato inutilmente a farle fare dagli artigiani della Riviera francese dove comunque fanno le espadrillas, ma non le Castaner. A questo punto scoppia il successo internazionale. «Uno dei primi clienti è Elio Fiorucci. Un grande. Poi sono arrivati tutti gli altri. Abbiamo collaborato con il 99,99 per cento delle grandi maison della moda» dice lui cercando inutilmente di nascondere i disegni dei committenti. Riconosciamo le C intrecciate di Chanel, l'H di Hermès, le G di Gucci, il tratto inconfondibile di Karl Lagerfeld e quello di Saint Laurent.

Mancava solo Blahnick e stavolta nella juta s'intrecciano due miti ai piedi delle donne: le Manolo's e le Castañer.

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