Controcultura

Le categorie troppo rigide di Voegelin

Eric Voegelin non lo possiamo definire, certamente, un liberale classico. Non è un caso che Politica, Storia e Filosofia. Tre saggi, sia stato pubblicato nella Biblioteca di studi conservatori diretta da Oscar Sanguinetti per la Giuseppe d'Ettoris Editori. Ci sta comunque simpatico, come i tanti pensatori fuori dal coro «emarginati dalla cultura italiana» come nota Sanguinetti. L'introduzione di Daniele Fazio ci fornisce qualche utile cenno biografico e ci permette di entrare nel mondo di questo filosofo austriaco, brillantemente trapiantato nella libera università americana. Fa un po' ridere pensare come le università anglosassoni di oggi, proprio personaggi come Voegelin, terrebbero fuori dalle loro porte. In Gran Bretagna il sottosegretario alla cultura ha dovuto pubblicamente redarguire le istituzioni universitarie per il loro atteggiamento di chiusura nei confronti di intellettuali di «destra», «conservatori», tradizionalisti, in un inno al free speech. Al contrario Voegelin proprio in America e nel mondo accademico riuscì a trovare riparo quando era in pericolo per la minaccia nazista. Ma ritorniamo al libro. È composto da tre saggi ed una bibliografia: Il liberalismo e la sua storia; Macchiavelli e l'ordine del potere; Note su tempo e memoria di Sant'Agostino.

È sul primo che vale la pena concentrarsi. Il Nostro coglie un aspetto fondamentale del liberalismo: «Oggi liberale è diventato quasi sinonimo di conservatore e, in effetti, ciò accade perché il movimento liberale è stato superato da ulteriori e più radicali ondate rivoluzionarie, in opposizione alle quali esso si trova a svolgere un ruolo di conservazione proprio come in precedenza, nel decennio 1810-1820, il conservatorismo vero era conservatore in opposizione alla Rivoluzione e al liberalismo». Insomma è difficile definire il liberalismo «poiché il liberalismo stesso cambia nel corso della storia. E cambia perché non è un corpus di proposizioni scientifiche sulla realtà politica valide perennemente, ma piuttosto una serie di opinioni politiche e di atteggiamenti che conseguono la loro verità ottimale dalla situazione che li motiva». In parole, forse più semplici, come spesso abbiamo detto e letto, l'approccio liberale non è ideologico, è pragmatico e metodologico. E però poi Voegelin incastra il pensiero liberale ad una rigida classificazione in termini di politica, economia, scienza e religione, che sembra contrastare con la sua premessa. E lo porta a conclusioni non del tutto condivisibili. Eccone una: «Da un lato, il liberalismo ha decisamente una voce in capitolo nello scenario politico del nostro tempo; d'altra parte, però, oggi le idee di autonomia, di ragione immanente e di soggetto autonomo dell'economia sono scarsamente vivaci e feconde; pertanto, del liberalismo classico di stampo laicistico e borghese-capitalistico si può stilare l'atto di morte».

Chi conosce questa piccola biblioteca liberale, sa bene come questa conclusione venga qui considerata sbagliata e figlia di un pregiudizio ideologico appunto sul metodo liberale.

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