Economia

Dalla cedolare sugli affitti gettito fino a 4,2 miliardi

RomaLa cedolare secca sugli affitti (con un prelievo fra il 20 e il 23%) porterà un gettito fra i 3,4 miliardi e i 4,2 miliardi di euro. La valutazione è della Ragioneria generale dello Stato, ed è contenuta nella relazione tecnica al decreto sul federalismo municipale. Parte cospicua del gettito deriva dalla stima sul recupero dell’evasione: 600 milioni nel 2011, un miliardo nel 2012 e 1,4 miliardi nel 2013. Allo stesso tempo verranno meno circa 3 miliardi annui di minor gettito Irpef. Attualmente i redditi da affitto vengono tassati ad aliquota marginale: questo fa sì che più è alto il reddito complessivo del proprietario, maggiore sarà il beneficio fiscale.
Dallo sblocco dell’addizionale Irpef, che il governo appare orientato a concedere già da quest’anno, i Comuni potrebbero incassare un «tesoretto» di 2,6 miliardi. La relazione della Ragioneria ipotizza anche il gettito stimato dell’Imu (imposta municipale sul possesso), che riguarda seconde case, immobili di pregio e immobili strumentali all’esercizio di impresa. La nuova imposta, che dovrebbe arrivare nel 2014, sostituirà imposte attuali per un totale di 11 miliardi e mezzo di euro. In sintesi, l’Imu comprenderebbe 1,65 miliardi di Irpef e addizionali, e 9,92 miliardi di gettito Ici.
Su norme e numeri la trattativa politica tra governo, maggioranza, Comuni e opposizione è ancora in corso. Oggi l’Anci riunisce l’ufficio di presidenza per valutare il testo del governo. Ma da Fli arriva un brusco stop: «A luglio la cedolare doveva costare 2,8 miliardi, in dicembre 1 miliardo e ora siamo a 3 miliardi, coperti con l’emersione - attacca il senatore Mario Baldassarri - e questo non si può fare». Il testo sul federalismo municipale sarà votato il 3 febbraio, annuncia il presidente della Bicamerale, Enrico La Loggia. Quanto al voto finale sul federalismo fiscale, la Lega Nord apare disponibile a un rinvio di 3 mesi rispetto alla scadenza del 21 maggio. Il rinvio è stato proposto dal terzo polo in uno dei 1.

800 emendamenti che si sono abbattuti sul decreto «milleproroghe».

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