Spettacoli

Che bello raccontare un vero omicidio

Da "Yara" alla strage di Erba di "Rosy" fino al processo Priebke nel "Carnefice"

Che bello raccontare un vero omicidio

Ascolta ora: "Che bello raccontare un vero omicidio"

Che bello raccontare un vero omicidio

00:00 / 00:00
100 %

I l True Crime, «il vero crimine», è un genere di fiction e non fiction basato su dati reali e ricostruzioni di crimini realmente avvenuti. Forse è sempre esistito ma nella forma corrente, che si può seguire soprattutto sui canali in streaming, è una miscela di elementi radicalmente diversi: parti recitate da attori alternate a interviste ai reali protagonisti delle vicende, ricostruzioni ipotetiche e documenti usciti dalle aule di tribunale, accensioni liriche accanto alla prosaica trascrizione di interrogatori; tendenza spiccata alla serialità rispetto al colpo singolo del film. Sono fatte in questo modo serie come Vatican Girl, sul rapimento di Emanuela Orlandi, o Conversations with a killer: Il caso Ted Bundy. Appare evidente il legame con un tipo di televisione fortemente innovativa come Storie maledette. Ma forte è anche il debito nei confronti dei tanti podcast dedicati al crimine almeno a partire dalla metà degli anni Dieci.

A volte, la sceneggiatura prende il sopravvento ma si girano comunque fiction fondate sul rispetto delle fonti. Serie come Dahmer e American Crime Story sono realizzate con rivendicata fedeltà agli avvenimenti. Il successo è stato ed è clamoroso.

In letteratura il True Crime non è certo una novità. L'esempio più grande è forse anche il primo: A sangue freddo di Truman Capote. Un reportage, scritto con la tecnica del romanzo. Nel 1959, Truman Capote, scrittore già famoso per Colazione da Tiffany, legge un trafiletto di cronaca nera sul New York Times. La notizia: la famiglia Clutter, residente a Holcomb, nelle campagne del Kansas, è stata trucidata da uno o più sconosciuti. Muoiono il padre Herb, la madre Bonnie e due figli adolescenti, Kenyon e Nancy. Il movente è il furto ma i colpevoli non sono normali ladruncoli. Sono psicopatici. I Clutter sono stati sterminati a fucilate. In particolare, Herb è stato sgozzato e finito con un proiettile in testa. Capote intravede un potenziale nella storia e parte per Holcomb dopo aver preso accordi con il New Yorker per la pubblicazione di un «servizio» a puntate. Lo scrittore parte, e comincia a fare domande in giro. Il risultato è un trionfo artistico e commerciale.

Da quel momento, il True Crime diventa una moda che, a seconda dei tempi, si sveglia o si inabissa. Da qualche tempo, in Italia, gode di ottima salute. Ecco qualche esempio, senza alcuna pretesa di completezza. Rientra in questo genere il romanzo La città dei vivi (Einaudi, 2020) di Nicola Lagioia. I libro ricostruisce l'omicidio del ventiduenne romano Luca Varani avvenuto nel 2016 ad opera di Marco Prato e Manuel Foffo. Una storia atroce di confusione sessuale, dominazione/sottomissione, cocaina.

In libreria, in questo periodo, trovate Yara (Bompiani, 2023) di Giuseppe Genna, l'omicidio ovviamente è quello di Yara Gambirasio, per il quale è stato condannato il muratore Massimo Bossetti di Mapello, in provincia di Bergamo. La vicenda permette di inoltrarsi nel lato oscuro della operosa provincia lombarda. Anche questa è la storia di una aggressione sessuale, ai danni di una minorenne, Yara, uscita per fare ginnastica artistica e mai tornata a casa. Yara era anche già entrata nel catalogo dei film di Netflix, nel 2021, con regia di Marco Tullio Giordana e un ottimo richiamo. L'attenzione di Genna indugia sul contrasto tra lo strapaese e le indagini con cani «molecolari» e lo screening di massa per recuperare tracce di Dna.

Appena uscito è Rosy (Mondadori) di Alessandra Carati. Siamo nel pieno dell'indagine sulla «strage di Erba», uno dei casi di «nera» più discussi di sempre, avvenuto nel 2007. La novità, in Rosy, sarebbe la collaborazione indiretta di Rosa Bazzi, condannato col marito Olindo per l'eccidio. Carati infatti ha incontrato più volte Rosa in carcere, a partire dall'estate del 2019. Paradossalmente, la vicinanza, invece di chiarire, complica il quadro.

È una novità anche Il carnefice (Mondadori) di Antonio Iovane. È la storia di Erich Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine, al centro di un clamoroso processo iniziato nel 1995. Qui c'è il True Crime nel True Crime. Infatti Priebke fu trovato, in Argentina, da una troupe giornalistica di Prime Time Live, programma dell'emittente statunitense ABC. Il libro di Iovane si basa su documenti e interviste inedite ed esce per una collana, Strade blu, specializzata anche in titoli di questo tipo, ad esempio quelli di Piero Trellini, autore, l'anno scorso, di R4.

Da Billancourt a via Caetani, l'incredibile storia della Renault nella quale fu trovato il cadavere di Aldo Moro, il 9 maggio 1978.

Commenti