Ciclismo

"Il ciclismo italiano non è solo donna ma un movimento"

La Longo Borghini dopo il trionfo al Giro delle Fiandre: "Il mio team americano ha equiparato premi maschili e femminili"

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Forse un giorno impareremo anche a non fare più i distinguo e a gioire semplicemente per una vittoria senza dover precisare che è maschile o femminile. Tranquilli, nessun esercizio di politicamente corretto o di genere, ma le medaglie e i trofei, per quanto ci riguarda, non hanno mai avuto sesso. Il gesto atletico è uno e uno solo: bello o brutto, spettacolare o sublime, fantastico o dantesco. Forse un giorno non ci soffermeremo più sul fatto che gli uomini sono più forti delle donne o viceversa, ma prenderemo atto di una domenica di Pasqua dolce e bellissima, che ci ha regalato un successo strepitoso di Elisa Longo Borghini, che l`altro ieri a Oudenaarde ha saputo bissare il successo del 2015 al Giro delle Fiandre che si va ad aggiungere alla Roubaix di due anni fa.

E i ragazzi? Bravi anche loro, per certi versi sorprendenti, alle spalle di quel fenomeno di Mathieu Van der Poel che ha fatto suo per la terza Volta in carriera la "Ronde", alla media record di 44,481 km/h, davanti al nostro Luca Mozzato (9° Alberto Bettiol, ndr). «È stata davvero una Pasqua dolcissima - ci racconta il giorno dopo Elisa Longo Borghini -. Stavo bene e la squadra (l`americana Lidl Trek, ndr) è stata superlativa. Isolare la campionessa del mondo Lotte Kopecki non era facile, ma ce l`abbiamo fatta, con una condotta di gara di grande personalità. Siamo state perfette, solo così potevamo sperare di battere le padrone di casa, le belghe e anche le olandesi».

Personalità da vendere, sulle strade del Belgio che aspettava la loro beniamina. «Bello e vibrante e non solo per il pavé». E a proposito di pavé, domenica prossima ci sarà la Roubaix? «Una pietra a casa ce l`ho già, ma sarebbe bello potersene portare a casa un`altra. Non sarà facile, ma la condizione è quella ottimale, correrò con serenità, leggerezza e determinazione». Tosta Elisa, toste Elisa Balsamo e Letizia Paternoster, Marta Cavalli e Silvia Persico... «Siamo un bel gruppo, una gran bella generazione di atlete, un gran movimento, un riferimento nel panorama ciclistico mondiale al pari di quello belga e olandese». Ma il ciclismo è donna? «No, il ciclismo deve puntare solo a fare il bene del nostro movimento. Guardate il Fiandre dei ragazzi: due nei primi dieci. Mozzato secondo, bravissimo, Bettiol nono, idem. Come ci giudicano i ragazzi? Non ci giudicano. Corriamo in squadre che hanno tutte il team maschile e siamo tutti considerati atleti. Uno me lo sono pure sposato (Jacopo Mosca, corre alla Lidl Trek come Elisa, ndr), e sono in un team americano che da tre anni ha equiparato i premi femminili a quelli maschili.

Nessuna differenza: non è bello?».

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