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Cina, accoltella un poliziotto: tribunale lo condanna a morte

In Cina il tribunale di Luan ha condannato a morte Wang Yunli per aver ucciso un poliziotto con due coltellate. Il caso ha molte analogie con quanto accaduto pochi giorni fa a Roma

Cina, accoltella un poliziotto: tribunale lo condanna a morte

In Cina un uomo è stato condannato alla pena di morte per aver ucciso un poliziotto.

Stando a quanto riportato da alcuni media cinesi e varie ong, lo scorso 8 luglio Wang Yunli è stato condannato pubblicamente a morte per aver ucciso un poliziotto nel villiaggio di Bian Laozhuang, a Xidian Town, nella provincia di Anhui. L'episodio è avvenuto il 28 settembre 2018; quel giorno l'agente Xu Chuanbao, 44 anni, era partito dall'ufficio di pubblica sicurezza della contea di Huoqui per un'ispezione.

Dopo essersi imbattuto in Wang, in palese stato di ubriachezza, l'agente ha chiamato il suo ufficio per cercare supporto. Proprio in quel momento Xu è stato colpito da Wang nel petto e nell'addome con un coltello affilato; due fendenti fatali che gli sono costati la vita. Ora le indagini sono terminate e il Tribunale di Luan ha usato il pugno durissimo per l'omicida del servo dello Stato: accusato di omicidio intenzionale, Wang è stato privato dei diritti politici a vita e condannato a morte. Dovrà inoltre risarcire un querelante di 13.963 dollari e 53 centesimi.

Le analogie con il caso italiano

L'episodio descritto ha diverse analogie con quanto accaduto a Roma pochi giorni fa al vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. In entrambi i casi hanno perso la vita due servitori dello Stato anche se ben diverse sono state le reazioni al gesto criminale. Nel caso italiano, infatti, l'attenzione di una parte dell'opinione pubblica, nazionale e internazionale, si è subito spostata sul presunto trattamento ricevuto da uno dei due turisti americani indagati.

L’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega rischia così di passare in secondo piano di fronte a una foto scattata all'interno di un ufficio del Reparto investigativo dei carabinieri di via In Selci che ritrae uno degli indagati seduto a capo chino, ammanettato e con una benda a coprirgli gli occhi. Alcuni media statunitensi hanno definito l'immagine scioccante, altri hanno sottolineato l'atto illegale e la violazione dei diritti del ragazzo, quasi dimenticando di omettere la vera notizia: l'uccisione a sangue freddo di un carabiniere italiano.

In attesa che le indagini e la magistratura facciano il loro corso e puniscano eventuali colpevoli, è interessante raffrontare l'omicidio di Rega con quello di Xu. Certo, a poco serve fare un confronto secco tra due paesi completamente diversi, Cina e Italia, ognuno dotato del proprio sistema politico e giuridico, del proprio modus operandi e delle proprie leggi. Tuttavia, fatta la dovuta tara, è indicativo prendere atto di come in gran parte del mondo l'uccisione di un servitore dello Stato comporti, oltre a pene ben più severe di una benda sugli occhi, una chiara distinzione tra vittime e carnefici.

Se Gabriel Christian Natale Hjorth e l'amico Finnegan Lee Elder avessero deciso di fare una bella vacanza in Cina anziché in Italia, probabilmente la benda davanti agli occhi sarebbe finita in secondo piano.

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