Cinema

Bellissima, alla scoperta del capolavoro con Anna Magnani

A trent'anni dalla morte, Anna Magnani viene ricordata dai palinsesti televisivi che mandano in onda alcuni suoi capolavori, come Bellissima

Bellissima, alla scoperta del capolavoro con Anna Magnani

Era il 26 settembre del 1973 quando il mondo del cinema venne colto da un grave lutto: Anna Magnani, uno dei simboli della romanità e del cinema del dopoguerra, si era accomiatata da questa vita. Proprio in occasione del cinquantesimo anniversario dalla morte della protagonista di Roma città aperta, i palinsesti si stanno riempiendo delle pellicole in cui la Magnani ha dimostrato il suo enorme talento, come Bellissima, film diretto da Luchino Visconti che va in onda questa sera su Rai 3 alle 21.50.

Bellissima, la trama

Maddalena Cecconi (Anna Magnani) è una donna che non ha occhi che per sua figlia Maria, che reputa bellissima. Con un pizzico di superbia che la rende insopportabile alle sue vicine, Maddalena si mette in testa di far partecipare la figlia a un concorso indetto a Cinecittà per trovare una bambina attrice per una nuova produzione. A quel punto Maddalena, che vuole un futuro migliore per la figlia, fa di tutto per far sì che Maria abbia la sua occasione, incluso rubare dei soldi dal portafoglio del marito. A Cinecittà, inoltre, la donna conosce un uomo che si presenza come un aiuto regia (Walter Chiari) che le promette di aiutarla. Nel corso di una settimana di corse, sotterfugi e sottomissioni, Maddalena farà di tutto per realizzare quello che non è mai stato il sogno della figlia, ma solo il suo.

Un vero e proprio capolavoro del cinema italiano

Non è forse un caso che il cinema venga percepito, nell'immaginario collettivo, come la cosiddetta e proverbiale fabbrica dei sogni. Un'industria, dunque, che si fonda proprio sul bisogno di fuggire alla realtà, di trovare una dimensione altra in cui la sofferenza e i problemi del vivere quotidiano vengono come messi in pausa, come se fossero cancellati dal passaggio di una pellicola. Un sentimento che si trova al centro di Bellissima di Luchino Visconti, con una dimensione però estremamente sociale e che rappresenta il bisogno di evadere dalla povertà e dalla miseria del dopoguerra, di gettarsi a capofitto nell'idea di poter andare avanti, di poter ricostruire un futuro che non è stato completamente distrutto dagli orrori e dagli errori della guerra. Ed è in questo scenario che si pone il personaggio di Maddalena, una donna a tratti esuberante ma ferrea nella determinazione a trovare un modo per scappare alla fame, alla lotta di tutti i giorni.

Per Maddalena, dunque, il cinema non è solo un rifugio per scappare da se stessa e da una Roma che ancora fatica a rimettersi in piedi; è, soprattutto, una porta aperta su un futuro migliore, un riscatto per questa madre che non vuole che la figlia patisca quello che ha patito lei. Attraverso Maria, dunque, Maddalena spera di poter curare anche le ferite della sè stessa più giovane, quella piccola Maddalena che è dovuta scendere a patti con la vita e che pure ha conservato una certa ingenuità che le permette di essere raggirata e truffata mentre cerca di fare la scalata al successo, a quel boom economico che avrebbe poi portato il cinema a superare la corrente del Neorealismo. Bellissima è un film che parla di un sogno ad occhi aperti, ma anche della cecità di una donna che non vuole accettare il marcio che si aggira intorno a quel mondo che per lei è stato sempre brillante e bellissimo, che l'ha fatta sentire vicina a star del cinema chiusi nelle loro ville e apparentemente prive di qualsiasi problema. Maddalena è quasi una controfigura di Maria, una bambina entusiasta che non sa bene come funziona il mondo e che si offre allo sguardo e al giudizio anche se non è pronta, anche se non è quella la sua strada.

E per interpretare questa donna che si scontra con lo sgretolamento di un sogno diventato incubo, Anna Magnani regala una delle migliori interpretazioni della sua carriera. Il suo volto stanco e vissuto ma ugualmente bellissimo è il volto di un'umanità e un'italianità in via di cambiamento. Un'Italia che ha strisciato tra le macerie della Seconda Guerra Mondiale e che ora sta rifiorendo, piena di entusiasmo. Da una parte, dunque, il volto comune e tutt'altro che divistico di una donna che è stata partorita dal neorealismo stesso, dall'altro il privilegio di poter sognare una carriera nel cinema, di poter spendere soldi solo per abbellire una bambina nella speranza di vederla sul grande schermo. Al pari di un film come Pane, amore e fantasia, anche Bellissima si può definire una sorta di storia di transito, un passaggio tra due epoche fondanti del cinema e della storia dell'Italia. Quello portato sul grande schermo è un mondo a metà: dove la povertà continua a spopolare nelle strade, ma al suo fianco c'è quel bisogno di ricostruire ciò che è stato distrutto, di credere che c'è la possibilità di ritrovare un proprio barlume di felicità, come individuo e come popolo. E forse è proprio in questa natura ibrida, piena di entusiasmo ma anche di straziante consapevolezza che si deve ricercare il motivo per cui Bellissima continua ad essere uno di quei film da vedere almeno una volta nella vita, capace di fotogragare un momento preciso della storia che pure rimane sfocato, proprio per il movimento sociale di quegli anni.

Un film che ancora oggi è capace di ispirare nuovi cineasti, come è accaduto ad esempio con Saverio Costanzo e il suo dimenticabile Finalmente l'alba.

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