Cinema

"La grande bellezza" fa 10 anni: 7 curiosità sul capolavoro di Sorrentino

L’Oscar e il Golden Globe come miglior film in lingua straniera, quattro European Film Awards, nove David di Donatello: questi solo alcuni dei premi vinti dall’opera del regista partenopeo

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"La grande bellezza" fa 10 anni: 7 curiosità sul capolavoro di Sorrentino

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L'affascinante giornalista 65enne Jep Gambardella riflette con amarezza sulla giovinezza perduta e ritrae la complessità della cultura e della vita mondana di Roma. Da qui prende le mosse "La grande bellezza", il capolavoro di Paolo Sorrentino. Un'opera ambiziosa che rivisita i temi felliniani, cinema complesso e ricercato amato in tutto il mondo, ancora più che in Italia probabilmente, dove l'esterofilia la fa da padrona.

Presentato al Festival di Cannes, "La grande bellezza" ha raccolto decine di riconoscimenti, a partire da quello più ambito: il premio Oscar al miglior film straniero. Ma non solo, il palmares è semplicemente sensazionale: tra gli altri Golden Globe e BAFTA nella stessa categoria, quattro European Film Awards, nove David di Donatello e cinque Nastri d'Argento. Premi meritati per uno spettacolare omaggio alla Capitale, alla sua bellezza e alla sua superficialità. un'importante riflessione sul tempo, sulla vita e sulla morte ricca di eccessi, di virtuosismi visivi e di surrealismo, ma anche di intimità. Il film uscì per la prima volta nelle sale italiane esattamente 10 anni fa, una ricorrenza che ci consente di andare a scoprire 7 curiosità che forse non conoscete.

Il titolo in bilico

"La grande bellezza" non è stato l'unico titolo in ballo per il film di Sorrentino. Come rivelato dallo stesso regista partenopeo, a metà riprese è nata la tentazione di intolarlo "L'apparato umano", titolo del romanzo scritto dal protagonista Jep Gambardella. Un'idea accantonata poco dopo.

Il record tv

Subito dopo la vittoria dell'Oscar al miglior film straniero, "La grande bellezza" è stato trasmesso in prima serata da Canale 5. Una scelta che innescò un grande dibattito sui social network, ma soprattutto ascolti da record: con 8 861 000 spettatori, è diventato la pellicola cinematografica più vista degli ultimi dieci anni sulla televisione italiana.

La dedica

"La grande bellezza" è dedicato a Giuseppe D'Avanzo, ex giornalista per Corriere della Sera e Repubblica e soprattutto grande amico del regista Paolo Sorrentino. Il cronista morì improvvisamente il 30 luglio del 2011, mentre era in bicicletta con alcuni colleghi.

“L’omaggio” a Marina Abramovic

Il film di Sorrentino è ricco di riferimenti più o meno velati. Ad esempio, il personaggio di Talia Concept (intepretato da Anita Kravos), artista a dir poco eccentrica, è un richiamo alla celebre artista Marina Abramović. La sequenza che la vede protagonista è semplicemente surreale: si esibisce completamente nuda al Parco degli Acquedotti, copre la testa con un velo e va a sbattere contro un muro. Esilarante e assurdo allo stesso tempo.

Il riferimento a Messina Denaro

Come anticipato, Sorrentino ne "La grande bellezza" ha inserito molti personaggi legati in qualche modo alla realtà. Un altro esempio è legato al vicino di casa di Jep Gambardella, il misterioso ed elegante Giulio Moneta. Un uomo d'affari silenzioso, capace di non proferire parola nemmeno se sollecitato. Si scoprirà che si tratta di uno dei dieci latitanti più ricercati del mondo che lavora "per un'organizzazione che fa andare avanti l'Italia". Il cognome Moneta non è casuale, ma un riferimento esplicito a Matteo Messina Denaro, capo di Cosa Nostra all'epoca latitante da decenni.

Le scene tagliate

La durata complessiva de "La grande bellezza" è di 142 minuti, ma in realtà la versione integrale del film si attesta a 172 minuti. Diverse le scene tagliate, a partire da quelle con protagonisti Giulio Brogi e Fiammetta Baralla, entrambi presenti nei titoli di coda con tanto di ringraziamenti.

L’Oscar vinto dopo 15 anni di delusioni

"La grande bellezza" ha riportato il premio Oscar al miglior film straniero dopo quindici anni di amare delusioni. L'ultimo film a ottenere l'ambito riconoscimento era stato "La vita è bella" di Roberto Benigni nel 1999.

In quel lasso di tempo tante proposte deludenti e sbagliate, con un'unica candidatura: quella de "La bestia nel cuore" di Cristina Comencini nel 2006.

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