Cinema

The Palace: Roman Polanski torna a Venezia con una commedia nera

A pochi anni di distanza da L'ufficiale e la spia, Roman Polanski torna al Festival di Venezia con The Palace, commedia nera e divertente, ma non troppo incisiva

The Palace: Roman Polanski torna a Venezia con una commedia nera

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Roman Polanski continua ad essere la "pietra dello scandalo" al Festival di Venezia. Il regista, considerato uno dei migliori in attività, è messo in ombra dalla sua vicenda personale: negli anni Settanta, infatti, venne ritenuto responsabile di aver fatto sesso non consenziente con una minorenne. Fuggito dagli Stati Uniti per non dover scontare la pena detentiva, Polanski ha trovato "rifugio" in Francia, dove ha la cittadinanza e, soprattutto, dove non è prevista l'estradizione. Proprio per questo motivo il regista non può quasi mai partecipare alla presentazione dei suoi film: anche per The Palace il regista non è potuto essere presente al Festival di Venezia, proprio perchè l'Italia prevede l'estradizione. Come era già avvenuto in passato con Carnage e più recentemente con L'ufficiale e la spia, ogni volta che il direttore artistico di Venezia presenta un film di Polanski nella Selezione Ufficiale finisce con il dare via al dibattito se sia giusto o meno separare l'artista dalla sua opera d'arte e, in generale, sono molti quelli che sottolineano che un uomo "latitante", che ha confessato il suo crimine, non dovrebbe avere la possibiità di continuare a lavorare ad alti livelli e avere una vetrina importante e internazionale come quella della Mostra del Cinema di Venezia. Questo fa sì che quando il regista presenta un nuovo film si finisce sempre per parlare più di lui che della pellicola stessa. E con The Palace questo rischio è esecerbato anche dalla natura stessa della pellicola.

Un'umanità distrutta in un hotel disneyano

La trama di The Palace si potrebbe riassumere in poche righe: alcune persone decidono di passare la notte di Capodanno, in attesa dell'arrivo del Duemila e del tanto temuto Millennium Bag, in un hotel sulle Alpi. Chiusi tra le mura di un albergo di lusso ma dall'aria comunque un po' agée tutti i protagonisti dovranno affrontare sfide che vanno dall'assurdo al grottesco. A tenere insieme i pezzi e a risolvere i problemi anche più assurdi c'è Hansueli (Oliver Masucci), direttore dell'hotel e, all'occassione, tutto fare. La trama di The Palace, dunque, non ha nulla di eccezionale, nulla che faccia pensare di trovarsi davanti a chissà quale capolavoro della settima arte. Ma il primo punto a favore Roman Polanski lo mette a segno nella dicotomia che crea tra interno ed esterno, tra colonna sonora e azioni. Da una parte c'è questo splendido hotel immerso nella neve delle Alpi Svizzere che sembra essere un vero e proprio castello uscito da una fiaba Disney, dall'altra c'è l'umanità che lo abita, che è fatta invece di vizi, di difetti, di contraddizioni e vigliaccherie varie. E non è un caso il riferimento all'universo Disney: Polanski inserisce nel film una colonna sonora che ha brani che sembrano voler omaggiare davvero alcune canzoni diventate note grazie ai lungometraggi d'animazione. Così può accadere che lo spettatore riconosca qualche nota di Stia con noi da La Bella e la Bestia a brani che provengono da Cenerentola o La bella addormentata nel bosco. Tutti utilizzati proprio per creare quella nota stridente tra quello che si vede e quello che si sente, sottolineando le contraddizioni di un'umanità di cui Polanski sembra essersi stancato. Questo è, in effetti, il messaggio che sembra emergere dalla visione di questa commedia tutto sommato divertente: l'umanità non è più degna di essere portata sul grande schermo perché non ha più niente da dire. Dai volti resi tutti uguali dalla chirurgia plastica alla paura dell'invecchiamento, passando per i bassi scandali dei nuovi arricchiti passando per tutti coloro che non si arrendono al fatto che il tempo passa e la vita va avanti: nessuno, di fatto, ha qualcosa di interessante da dire.

The Palace è una commedia di un'ora e trenta che di sicuro svolge il proprio compito principale e riesce a divertire il pubblico, anche grazie all'interpretazione del direttore d'albergo di Oliver Masucci, che i più conoscono grazie alla sua partecipazione alla serie evento di Netflix, Dark. Tuttavia non si può non tener conto del fatto che si tratta di una pellicola diretta da un regista che - al di là della sua storia personale deprecrabile - ha contribuito a fare la storia del cinema e ha diretto pellicole che, pur nei toni grotteschi dei temi surreali, non si è mai "accontentato" di intrattenere e basta.

Il problema di The Palace, forse, è proprio questo: che racconta una storia che non riesce mai a essere davvero incisiva, che non riesce a dire con forza qualcosa di preciso e specifico, ma rimane avvolto nella vaghezza di un racconto che potrebbe dire molto, ma che si lascia andare a un cotillon di pornostar, criminali russi e cani con problemi intestinali.

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