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Un'ottima annata, lo zio di Russell Crowe che ispirò il film di Ridley Scott

Un'ottima annata è il film di Ridley Scott che trasporta Russell Crowe sulla strada dei ricordi in Provenza. Ma l'attore, attraverso questo film, ha potuto davvero ricordare un suo zio

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Uscito in sala nel 2006, Un'ottima annata è la commedia romantica e nostalgica firmata da Ridley Scott che va in onda questa sera alle 21.25 su Rete 4. La pellicola, che secondo Coming Soon, non è stato un grande successo al botteghino, ha comunque avuto il merito di riunire Ridley Scott e Russell Crowe dopo il successo de Il Gladiatore.

Un'ottima annata, la trama

Max (Russell Crowe) è un uomo determinato ad avere successo in ambito londinese: vero e proprio squalo della City, Max lavora come agente di borsa ed è in attesa di ricevere un'importante promozione che lo porterà sul tetto del mondo. La sua ascesa, però, è costretta a essere messa in pausa quando Max riceve la notizia della morte del vecchio zio Henry (Albert Finney), che non vedeva da anni e che viveva in una vecchia dimora nel cuore della Provenza. Nonostante da bambino (Freddie Highmore) passasse tutte le estati con lo zio Henry, così particolare e libero, ora Max si rende conto di aver perso ogni contatto e di non sapere più nulla della vita dello zio appena perso. Costretto ad andare in Provenza per organizzare la vendita della casa, Max si trova impelagato in realtà in una rete di vecchi ricordi, di un'età in cui anche lui era più leggero. Mentre la vendita della casa va a rilento per una serie di ostacoli e misteri legati anche al vino, Max si trova circondato da persone inaspettate: come la bella Fanny (Marion Cotillard) e Christie (Abby Cornish), un'americana che asserisce che Henry era suo padre.

L'influenza che ha avuto lo zio di Russell Crowe

A guardare Un'ottima annata lo spettatore può avere la sensazione di essere davanti a una storia creata appositamente per il grande schermo: un sogno ad occhi aperti che regala qualche stereotipo sulla Provenza, investendola di quella luce magica che i borghi transalpini hanno spesso nell'immaginario collettivo. Se a tutto questo si aggiunge la storia di una vecchia dimora circondata da vigneti, misteri sulle parentele e un uomo che ha bisogno di ricordarsi che la vita non può essere fatta solo di lavoro e guadagno materiale, allora Un'ottima annata si presenta chiaramente come una commedia pensata e costruita per avere il tono della favola, quello che non esiste nella vita di tutti i giorni. Ma in realtà la storia del film è ispirata in parte a fatti realmente accaduti. Un'ottima annata, infatti, nasce dapprima come romanzo a firma di Peter Mayle. E sebbene anche la storia del libro sia fittizia, si basa sull'esperienza dello scrittore, che ha abbandonato la sua vita per trasferirsi in Provenza e scoprire le meraviglie della produzione del vino, come ha raccontato in un altro libro dal titolo Il mio anno in Provenza. Sul sito dell'Internet Movie Data Base si legge che Ridley Scott era interessato a portare sul grande schermo l'idea alla base del romanzo di Mayle, che trovava in linea con la storia che voleva raccontare. Tuttavia, quando il libro di Peter Mayle venne effettivamente dato alle stampe, Ridley Scott si rese conto che il "prodotto finito" era molto diverso da quello che aveva immaginato all'inizio. Così il regista, che ora è atteso con il nuovo film Napoleon, decise di non cambiare idea e di girare comunque la pellicola che aveva già in mente. D'altra parte Ridley Scott è famoso per la libertà che si prende nel raccontare le sue storie, persino quando si tratta di elementi storici. Era lecito aspettarsi che non si sarebbe fatto problemi con una storia già di per sé molto romanzata. Ma il libro di Peter Mayle non è stata l'unica fonte di ispirazione per il film. In un'intervista riportata da Eye for Film, Russell Crowe ha raccontato che Ridley Scott ha preso ispirazione anche dalla sua storia personale o, meglio, da una persona nello specifico. In Un'ottima annata nonostante non sia un protagonista, il personaggio di Henry è fondamentale: è il simbolo di un'altra vita, di una certa spensieratezza, di un tempo che non esiste più ma che sarebbe bello poter riportare indietro. Forse, da questo punto di vista, non è un caso che per creare l'aspetto visivo ed estetico del personaggio interpretato da Albert Finney, Ridley Scott abbia scelto di prendere ispirazione dal vero zio di Crowe, David William Crowe. Russell Crowe ha infatti raccontato, con un po' di nostalgia:"L'abbigliamento di Henry è un omaggio a mio zio, David William Crowe. L'abito da cricket, la pipa, i sigari, il vestirsi a strati, i blazer... per me questo è completamente mio zio David.

Era davvero molto simile al personaggio di Henry."

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