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Patronati, tutti i servizi legali e i costi

I patronati erogano dei servizi specifici molto spesso a titolo gratuito. Tuttavia, quando è necessario il supporto di un avvocato, questo va pagato dal cittadino che se ne avvale. Ecco cosa sapere e come comportarsi, anche quando il giudice liquida le spese

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I patronati affiancano i cittadini per risolvere problemi di natura lavorativa e previdenziale. Caf e patronati sono diversi tra loro, anche se i termini sono diventati ormai interscambiabili. Ci sono questioni che possono richiedere l’intervento di avvocati, di norma consigliati dagli stessi patronati in virtù di una collaborazione rodata che è sinonimo di affidabilità.

I casi in cui il cittadino può avere bisogno del supporto di un avvocato sono diversi: si va dalle dispute di natura lavorativa fino a quelle con l’Inps quando, per esempio, non riconosce un’indennità di accompagnamento.

L’assistenza fornita dai patronati (e anche dai Caf) è di norma gratuita, quando è necessario avvalersi di un avvocato, questo ha diritto a un compenso.

Cosa fanno gli avvocati dei patronati

Gli avvocati dei patronati si prefiggono di supportare i cittadini che si rivolgono ai patronati laddove questi ultimi non sono in grado di risolvere un problema. I più classici sono le difficoltà dei dipendenti nell’ottenere che il datore di lavoro versi tutti i contributi previdenziali dovuti, dispute per ottenere il Tfr oppure contenziosi con l’Inps in materia di invalidità o di altre prestazioni non erogato in modo corretto.

Tutte questioni che non possono essere risolte per via amministrativa e richiedono di adire un giudice, l’intervento di un avvocato è quindi imprescindibile.

Quanto costano gli avvocati dei patronati e chi li paga

Quando erogano servizi ai cittadini, i patronati vengono pagati dallo Stato il quale, a seconda di un tariffario, riconosce un importo per ogni attività svolta. A titolo di cronaca, si tratta di importi che di norma variano dai 35 euro ai 175 euro.

La cosa cambia quando occorre un avvocato il quale, pure se raccomandato da un patronato, va pagato dal cittadino. Il costo dell’avvocato varia ovviamente a seconda della complessità del caso e, in ogni caso, andrebbe pattuito prima di conferirgli il mandato, chiedendo un preventivo scritto dettagliato, ossia un preventivo nel quale figura ogni singola attività che l’avvocato svolgerà e il prezzo per ognuna di queste.

In alcuni casi i patronati hanno dei tariffari già pronti e ciò significa che i costi sono già stati concordati con gli avvocati di cui si avvalgono.

Non di rado, a fronte di specifici casi, gli avvocati dei patronati agiscono a titolo gratuito esigendo però un compenso a fronte dell’esito positivo della causa e, allo stesso modo, è opportuno pattuire tale compenso anticipatamente.

Quale che sia la formula per il pagamento, è bene tenere presente che l’avvocato agisce come professionista e quindi emetterà una parcella per il suo lavoro.

La liquidazione delle spese legali

Emettendo una sentenza o un decreto, un giudice può liquidare l’onorario dell’avvocato. Ciò succede, per esempio, quando condanna la parte soccombente a pagare le spese legali.

Tuttavia, le spese accordate dal giudice all’avvocato potrebbero essere inferiori a quelle pattuite e, in questo caso, il cittadino dovrà versare la differenza. Per esempio, se un avvocato pattuisce un compenso di 1.

000 euro e, con la propria sentenza, il giudice impone alla parte soccombente di pagare le spese legali per 800 euro, il cittadino dovrà versare la differenza di 200 euro per arrivare a saldare l’intero onorario.

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