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Fine del "reso facile", pronta la svolta per il e-commerce: cosa cambia

Nel Regno Unito Zara addebita 1,95 sterline a tutti i clienti che vogliono restituire un capo comprato online tramite i punti di consegna gestiti da terze parti, un esempio sono gli uffici postali

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Stop al fenomeno del “reso compulsivo”. Sono diverse le aziende che hanno scelto di scaricare sul consumatore le spese di spedizione. Realtà come Yoox e Zara hanno ridefinito le modalità di riconsegna dei prodotti acquistati. La motivazione sembrerebbe essere la questione ambientale, ma, in realtà, bisogna considerare anche i costi che le aziende devono sostenere. Ecco cosa cambia per i consumatori.

L’obiettivo

L’obiettivo ufficiale è chiaro: salvaguardare l’ambiente dai troppi camion carichi di pacchetti, inoltre educare i consumatori a fare compere con criterio. Bisogna però considerare anche un altro lato della medaglia, il reso in termini logistici ed economici, è particolarmente impegnativo da gestire per colossi come Amazon, Zara, H&M, J.Crew, Anthropologie, Abercrombie & Fitch. Quindi sia la gestione che i costi di questa pratica stanno creando non pochi problemi alle grandi aziende. Stando ai dati della National Retail Federation, coloro che hanno acquistato pacchi contenenti prodotti hanno rispedito più o meno il 17% della merce complessiva presa nel 2022. Il totale ammonta a 816 miliardi di dollari. La società di servizi di vendita Inmar Intelligence ha affermato che i rivenditori spendono 27 dollari per gestire il reso di un articolo da 100 dollari comprato sul web.

Le commissioni

I rivenditori hanno quindi detto stop all’addebito delle commissioni per restituire gli articoli. In termini numerici questa cifra ammonta all’81% secondo il New York Post. Sono invece più di quattro su cinque i commercianti che non accettano più la restituzione gratuita, lo afferma un rapporto della società di logistica Happy Returns. Primo di tutti è il Regno Unito dove Zara addebita 1,95 sterline a tutti i clienti che vogliono restituire un capo comprato online tramite i punti di consegna gestiti da terze parti, un esempio sono gli uffici postali. Questo aspetto non riguarda, invece, quanto reso nei negozi fisici dell’azienda spagnola. Sono diverse le realtà che hanno realizzato quanto fosse sostanziosa la mole di capi con diversi colori e taglie spedita rispetto a quelli che poi venivano tenuti effettivamente.

La situazione in Italia

Per quanto riguarda il Belpaese, la situazione per una realtà come Zara prevede il reso gratuito solo se si porta il capo in negozio. In caso contrario si legge sul sito dell’azienda: “Ti offriamo la possibilità di restituire i tuoi articoli attraverso il nostro servizio di ritiro a domicilio. Il costo per ogni richiesta di restituzione è di 4,95 euro, che verrà detratto dal tuo rimborso”. Mentre una realtà come Yoox non fa mai il reso gratuito, anzi, è sempre a carico del cliente e, salvo casi in cui viene fatto un cambio, la cifra viene stornata dal totale del rimborso.

Amazon invece specifica tramite il proprio sito web: “Se restituisci l'articolo in conformità a quanto illustrato, avrai diritto di ottenere la restituzione del prezzo pagato per l'acquisto del prodotto che viene restituito (sono escluse le spese di spedizione sostenute).

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