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Dal caro vacanze all'incendio all'aeroporto: la Sicilia fra turismo in calo e perdite economiche

La chiusura parziale di Fontanarossa avrebbe causato un danno da 40 milioni di euro al giorno. L’inflazione media regionale è al 7,2%, a Palermo al 7,4%

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Quest’estate la regione Sicilia, meta ambita da tantissimi vacanzieri, ha subito diversi danni, specialmente dal punto di vista economico. Dalla diminuzione dei flussi turistici per diversi motivi, tra cui la chiusura parziale dell’aeroporto di Catania a causa dell'incendio, all’aumento dell’inflazione media, l’isola ha riscontrato diverse problematiche.

I rincari

L’Unione Nazionale Consumatori ha stilato una classifica completa delle città con i maggiori rincari per quanto riguarda servizi di alloggio, di ristorazione, cibo e bevande, elaborando i dati Istat relativi all’inflazione tendenziale di maggio. Per quanto riguarda alberghi, motel, pensioni, Bed and Breakfast, agriturismi, villaggi vacanze, campeggi e ostelli della gioventù, il costo a livello nazionale è aumentato mediamente del 13,6% rispetto allo scorso anno. In alcune città il balzo è decisamente maggiore, come a Palermo dove l’incremento è del 35,9%. Questo aumento ha inciso notevolmente sulle scelte dei turisti, specialmente quelli che avrebbero voluto viaggiare in Sicilia. Anche l’addio di Msc crociere a Siracusa ha contribuito ulteriormente a peggiorare la situazione, con la compagnia che ha affermato: “Torneremo quando miglioreranno le strutture”.

L’inflazione

Ovviamente, l'inflazione sta facendo il suo nell'aumento dei prezzi. Palermo ha raggiunto i numeri maggiori in tutta la Sicilia con un valore del 7,2%, che corrisponde a un rincaro annuo per famiglia di 1.429 euro. Si tratta di numeri notevoli se pensiamo che la città siciliana ha superato le città di Milano, che ha un tasso inflativo del 6,3%, Bolzano e Roma, quest'ultima con un tasso pari al 6,4%. Un esborso, per le famiglie siciliane, che sono in gran parte monoreddito, complesso da affrontare. Specialmente se si tiene presente che buona parte delle spese riguarda i beni primari, come il cibo, le fonti energetiche, dal gas, alla benzina, fino all’elettricità. Un altro esempio del caro prezzi è l’arancino, piatto tipico dello street food siciliano, che è arrivato a costare più di 6 euro al pezzo in alcune parti dell'Isola.

La chiusura dell’aeroporto

Un altro fattore che ha causato un danno importante al turismo siciliano è la parziale chiusura dell’aeroporto etneo di Fontanarossa, a causa dell’incendio verificatosi nei giorni scorsi. Oltre ai danni all’ambiente e alla cittadinanza, sono notevoli anche i deficit per l’indotto catanese e siciliano. Salvo Politino, presidente Assoesercenti Sicilia, ha stimato una perdita di circa 40 milioni di euro al giorno.

Quando si parla di cali in termini di guadagno viene preso in considerazione anche l’indotto delle imprese del trasporto, ncc, bus, taxi e la filiera turistica in generale, con particolare riferimento a hotel, b&b, bar, ristoranti, agenzie di viaggio.

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