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Tari, ecco le regioni dove i cittadini sono maggiormente tartassati

Quasi cento euro di Tari più elevata al Meridione rispetto al Nord Italia: ecco quali sono i motivi e cosa dovrà cambiare nell'immediato futuro

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Un cittadino del Meridione paga una tassa sui rifiuti (Tari) più elevata di chi abita al Nord e nemmeno di poco: è la conclusione del report stilato da Utilitalia a causa della mancanza degli impianti di smaltimento. È così che se al settentrione la media si aggira intorno a 280 euro l'anno, al Centro siamo sulle 335 euro mentre al Sud e in Sicilia si pagano quasi 370 euro, il 25% in più.

Cosa incide sul sovrapprezzo

A incidere su questi costi più elevati sono soprattutto extra per trasportare i rifiuti fuori dalle regioni "quantificabili in 75 milioni di euro di Tari aggiuntiva, per il 90% a carico delle regioni del Centro-Sud, nonostante la qualità del servizio rimanga generalmente inferiore rispetto al resto del Paese", si legge sul Report. Insomma, gli impianti non sono sufficienti e i cittadini sono costretti a pagare di tasca propria. E poi, gli impianti di recupero energetico come gli inceneritori si trovano soprattutto nelle regioni settentrionali (è presente il 70% di essi).

Gli interventi da fare

Senza che intervengano in quattrini del Pnrr, Utilitalia ha stimato in 4-5 miliardi di euro la cifra da spendere per rispettare gli obiettivi imposti dall'Europa e ammodernare gli impianti con un incremento superire al miliardo per la raccolta differenziata e altre voci specifiche sugli investimenti. "L’evoluzione industriale del comparto ambientale è un requisito necessario per la transizione verso un modello economico circolare, in grado di assicurare il pieno utilizzo delle materie prime seconde. È altrettanto indispensabile superare il divario nella qualità dei servizi tra Nord e Sud, migliorando la qualità della raccolta differenziata per garantire la chiusura del ciclo", ha affermato al Corriere il presidente della Fondazione Utilitatis, Stefano Pareglio.

Cosa succede con il Pnrr

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza potrà dare una grande mano d'aiuto al Mezzogiorno per ridurre la forbice nord-sud grazie a investimenti programmati e una circolarità delle risorse. Allo stato attuale sul report si parla di investimenti pari a circa 2,1 miliardi di euro ma i progetti delle imprese superano i 7 miliardi. "Si tratta quindi di risorse che agiscono da propulsore per gli investimenti delle aziende, ma non sufficienti a colmare il fabbisogno nazionale di settore", aggiunte Pareglio. Entro un paio d'anni, però, sono stati fissati alcuni obiettivi tra i quali rientrano le attività di riciclo dei rifiuti urbani in aumento fino al 65% entro il 2035 che adesso è ferma al 48%. Stesso discorso per i rifiuti da smaltire in discarica, oggi il 19% ma che dovrà essere abbassata al 10%.

Pper tutte queste operazioni sono necessari fino a 7 miliardi, quindi poco più di mezzo miliardo l'anno: è fondamentale "una gestione industriale dell’intero ciclo dei rifiuti, la necessità di realizzare impianti soprattutto al Centro-Sud e l’urgenza di superare le frammentazioni gestionali.

Si tratta di tre elementi fondamentali per la piena affermazione dell’economia circolare", ha dichiarato Filippo Brandolini, presidente di Utilitalia.

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