Politica

Colpo di pistola alla testa: carabiniere in fin di vita

Dramma a Perugia. Il militare prima di morire è riuscito a dare indicazioni sui killer. Stava indagando su un giro di droga e prostituzione

Clero Bertoldi

da Perugia

«Aiuto... aiuto... sto male», ha mormorato. Ha fatto appena in tempo, con voce flebile, a chiamare la centrale operativa dell’Arma. Poco prima il vicebrigadiere Gianpaolo Sottosanti, 32 anni, di Catania, in forza alla stazione principale di Perugia, aveva segnalato, sempre alla centrale, che si stava portando verso il cimitero del quartiere di Ponte San Giovanni per un appuntamento. Quando i suoi colleghi sono arrivati sul posto, alle 3 di notte, lo hanno trovato a bordo della sua vettura con la pistola appoggiata sul sedile del passeggero e con una profonda, devastante ferita alla testa. Era ancora abbastanza lucido. Sembra sia stato in grado anche di fornire alcune «dritte» ai suoi colleghi, prima di entrare in coma. Il vicebrigadiere è stato subito trasportato in ambulanza all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Sant’Andrea delle Fratte e qui sottoposto, in neurochirurgia, ad un delicato intervento chirurgico durato più di quattro ore ed effettuato dalla équipe del professor Paolo Orvieto. La prognosi è riservata. Nella tarda mattinata il ferito è stato trasferito in Rianimazione dove viene tenuto in coma farmacologico.
«Le indagini - spiega il comandante provinciale Pietro Dimase - sono orientate in ogni ambiente criminale, cittadino e non». Le indiscrezioni dicono che si stia cercando una «Bravo» di colore chiaro e una gang di albanesi. Sembra che Sottosanti - che a lungo aveva lavorato alla stazione di Ponte San Giovanni e che da un paio di anni era impiegato a Perugia come carabiniere di quartiere e che aveva al suo attivo operazioni contro il mondo dello spaccio, della prostituzione e dei furti - avesse ricevuto, poco dopo mezzanotte, un messaggio sul suo telefonino per un appuntamento nella zona del cimitero vecchio. Nessuno lo conferma a livello ufficiale, ma pare che il vicebrigadiere stesse svolgendo una attività di insider, cioè un lavoro sotto copertura. Una attività investigativa per scoprire i componenti di una banda e inchiodarli alle loro responsabilità. O forse a chiamarlo è stato un suo informatore. Le indagini sono ancora all’inizio e non si esclude neppure che Sottosanti sia rimasto vittima di un vero e proprio agguato. Di una trappola, insomma. Messa a punto, magari, da chi aveva scoperto che il sottufficiale era arrivato troppo vicino alla verità.
Il comandante provinciale Dimase ha subito organizzato una riunione operativa con i suoi più stretti collaboratori per mettere a punto la macchina investigativa che possa permettere di individuare e arrestare, quanto prima, gli autori di quello che sembra avere tutte le caratteristiche di un agguato mortale. Quando i colleghi e gli esperti del Ris di Roma sono arrivati sul posto è stato possibile effettuare una ricostruzione di massima di quanto è avvenuto. Intanto è stato appurato che con la sua pistola di ordinanza il vicebrigadiere (sposato con una ragazza di Orvieto, dove era stato in servizio per qualche tempo e padre di un bambino di due anni) ha esploso quattro colpi, dall’interno dall’abitacolo. I bossoli sono rotolati sull’asfalto quando il corpo è stato trasferito dalla Citroen Cx sull’ambulanza del 118. Il militare è stato raggiunto da un unico colpo di pistola, che ha forato il parabrezza ed ha colpito il coraggioso militare sul parietale destro fuoriuscendo dal parietale sinistro.

Dunque, nell’attimo in cui è stato colpito, il brigadiere stava guardando a sinistra, in un punto compreso tra il nuovo Ponte di Legno sul Tevere e un supermarket il cui allarme era stato sentito scattare, ieri notte, prima della sparatoria, un paio di volte.

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