A vent'anni da Cernobyl esiste oggi una consapevolezza ambientale? C'è una strategia giuridica condivisa tra i vari Paesi per scongiurare altri disastri ecologici come quello del 1986? Sono solo due delle molte domande alle quali si è cercato di dare una risposta nel convegno nazionale «Valore ambiente», organizzato ieri e giovedì nella biblioteca universitaria dall'Istituto italiano di Bioetica, Regione Liguria e Dipartimento di filosofia dell'Università di Genova, col patrocinio della facoltà di Scienze della Formazione, dell'Associazione filosofica ligure, della Provincia e di Irre (Istituto regionale ricerca educativa). Per l'avvocato Daniele Campo «solo alla fine negli anni '80, sia in concomitanza, sia in conseguenza del grave disastro ecologico di Cernobyl si è iniziato ad affrontare il discorso sull'ambiente in maniera razionale, mettendo in campo strategie e comportamenti tesi a prevenire catastrofi come quella». Soprattutto grazie ad alcune linee guida contenute nei programmi di azione comunitari e in altri documenti, come la Dichiarazione universale della Carta della terra di Parigi (2000) e l'accordo di cooperazione di Vienna di otto anni prima per prevedere, prevenire e mitigare i disastri naturali e tecnologici.
Mentre in Italia è stato approvato solo quest'anno il «Testo unico sull'ambiente» al termine di un percorso particolarmente laborioso.
Un convegno allUniversità rivela: «Solo oggi interesse per lambiente»
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