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Corano, il pastore all'imam: ultimatum di 2 ore Obama frena: "Non siamo in guerra con l'islam"

Dopo la condanna di Obama il pastore Jones rinuncia al rogo purché l’imam di New York, Abdul Rauf Feisal, organizzi un incontro. Al centro la costruzione della moschea a Ground Zero. Disordini e proteste in tutto il mondo islamico. Ahmadinejad: "Complotto sionista"

Corano, il pastore all'imam: ultimatum di 2 ore 
Obama frena: "Non siamo in guerra con l'islam"

Washington - La tensione cresce di ora in ora. Il pastore protestante della Florida Terry Jones, che minacciava di bruciare il Corano in occasione dell'anniversario dell'11 settembre, lancia un ultimatum di duo ore affinché vengà mantenuta le promessa di un incontro a New York da parte dell’imam con i responsabili del progetto per una moschea a Ground Zero. Intanto, da ogni angolo del mondo, arrivano le condanne. E l'Interpol mette in guardia i governi: è forte il rischio attentati. In Afghanistan un manifestante è stato ucciso con un colpo d’arma da fuoco durante una protesta contro il rogo dei Corani davanti a una base Nato.

Una difficile mediazione Una decisioe difficile da prendere. Prima la marcia indietro, poi una nuova provocazione, quindi la rinuncia definitiva. Tutto ruota attorno alla moschea che dovrebbe essere costruita nei prossimi mesi non lontano da Ground Zero. Jones aveva detto che sabato, invece di bruciare copie del Corano, si sarebbe recato a New York per discutere lo spostamento della moschea in una località più lontana dal luogo dell'attentato dell'11 settembre 2001. Era emerso anche che l'imprenditore immobiliare newyorchese Donald Trump si era offerto di riacquistare per 6 milioni di dollari il palazzo destinato a ospitare il tempio, cioè il 25 per cento in più del valore dell'edificio. Poi però responsabili del centro culturale islamico di New York hanno fatto sapere di non avere raggiunto alcun accordo col pastore.

La provocazione e l'ultimatum Jones si è detto "deluso" e "scioccato" e ha aggiunto "potremmo essere obbligati a rivedere la nostra decisione" di rinunciare al rogo del Corano. Tuttavia il reverendo ha annunciato che non brucierà più le copie del corano l’11 settembre, sperando che l’imam di New York, Abdul Rauf Feisal, organizzi un incontro con quanti intendono costruire una moschea vicino a Ground Zero. E proprio per questo gli ha dato un ultimatum di un paio d'ore.

La mossa di Obama "Siamo una sola nazione davanti a Dio e non importa quale sia il nome di questo Dio". E gli Stati Uniti non sono in guerra con l’Islam, ma hanno il solo obiettivo di sconfiggere il terrorismo. Il presidente americano Barack Obama prende la parola alla vigilia dell’11 settembre e nel pieno delle proteste per l’iniziativa - poi abbandonata - del reverendo Terry Jones di bruciare copie del Corano, per sottolineare l’importanza della tolleranza religiosa, valore "in cui crede la maggioranza degli americani". "Non dobbiamo metterci gli uni contro gli altri", ha quindi aggiunto il presidente, assicurando di fare tutto il possibile per "ricordare al popolo americano che possiamo chiamare Dio con nomi diversi, ma rimaniamo un’unica nazione". Senza tornare nuovamente sulle polemiche innescate dal progetto di costruire una moschea a Ground Zero, teatro degli attacchi terroristici del 2001, Obama ha ricordato come negli Stati Uniti vivano "milioni di musulmani" e sono persone «che vanno a scuola con i nostri figli, sono i nostri vicini, amici, sono i soldati che combattono in Afghanistan con le uniformi americane.

Pressioni internazionali Paesi come l'India e l'Indonesia avevano inviato messaggi al presidente Obama perché intervenga per bloccare la iniziativa del pastore della Florida. In Afghanistan e Indonesia sono già avvenute manifestazioni di protesta. Prima della telefonata di Gates, l'uomo al centro delle polemiche, leader di una chiesa (il Dove World Outreach Center) situata a Gainesville che conta solo una cinquantina di fedeli, aveva detto che nessuno alla Casa Bianca, al Dipartimento di Stato o al Pentagono aveva cercato di mettersi in contatto con lui.

Ahmadinejad: complotto sionista Il progetto di una chiesa della Florida di bruciare domani copie del Corano, in concomitanza con il nono anniversario delle stragi dell’11 settembre, è un "complotto sionista". Lo ha ribadito il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, citato dalla tv di stato della repubblica islamica. "Si tratta di un complotto sionista (...)", ha dichiarato Ahmadinejad durante una riunione con i responsabili della repubblica islamica in presenza della guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei. "Questo genere di azione accelererà la caduta e la distruzione dei sionisti e i loro protettori, che sono sull’oro pendenza della scomparsa", ha aggiunto il presidente iraniano.

L'imam della Mecca L’imam della Mecca, Saleh Ben Humaid, ha denunciato come "un incitamento al terrorismo" il progetto di Jones.

"L’appello a bruciare copie del nostro libro sacro è una forma di terrorismo e un incitamento al terrorismo", ha detto Ben Humaid, presidente del Consiglio giudiziario supremo saudita, durante un discorso al quale hanno assistito anche il sovrano Abdallah e il primo ministro libanese Saad Hariri.

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