La crisi toglie i vincoli al Terzo valico

La crisi toglie i vincoli al Terzo valico

(...) e creare quindi ricchezza ed occupazione. Non c'è nulla di più grave che la perdita di fiducia verso il sistema del credito perché questo determina non solo la difficoltà di investimenti ma l'impossibilità di creare posti di lavoro e quindi ricchezza distribuita, non solo per i lavoratori ma anche per le casse dello Stato attraverso il normale gettito fiscale.
I primi segnali si cominciano già a vedere. Allora cosa sarebbe opportuna fare. Nel 1929 e negli anni successivi il Presidente americano Franklin Delano Roosevelt lanciò il grande progetto del New Deal. Ovvero lo Stato tornò ad investire in grandi opere infrastrutturale che potevano assicurare migliaia di posti di lavoro, fatturato per le imprese e gettito per le casse pubbliche.
Oggi in Europa non saremmo nelle condizioni di proporre una soluzione del genere perché investire in infrastrutture vuole dire reperire centinaia di miliardi di euro che andrebbero ad aumentare il debito pubblico dei singoli Stati e superare il tetto del famoso 3% previsto dal tratto di Maastricht quindi incorrere nelle sanzioni dell'Unione Europea.
Qualche sera fa ascoltato una delle tante trasmissioni televisive di approfondimento sulla situazione finanziaria mondiale con mia grande sorpresa, (ma poi non troppo), ho ascoltato delle affermazione dell'On. Enrico Letta (PD), persona ragionevole, intellettualmente onesto e una delle teste migliori del Partito Democratico, affermare che per superare la crisi l'Europa aveva almeno due soluzioni immediate. La prima naturalmente immettere denaro a sostegno del sistema del credito delle Banche commerciali (e non quelle d'affari) e la seconda avviare immediatamente i cantieri delle grandi opere individuando uno strumento per stralciare gli investimenti per le reti TEN, ovvero le reti di grandi infrastrutture europee tra cui c'è il Terzo Valico dei Giovi, dal computo del famoso 3% di indebitamento riferito ai parametri di Maastricht. Sono saltato sulla sedia. Ricordo che nel 2004 i Ministri Tremonti e Lunardi proposero questa soluzione ma furono presi per matti. Credo che Enrico Letta, che è uomo intellettualmente onesto, ricorderà questa proposta che fu pensata quando l'Italia presiedeva il semestre europeo. Ma non se ne fece nulla per la rigidità degli euro burocrati e della Banca Centrale Europea.
Una strada esiste già ed è stata sperimentata in Europa. Quindi, per far fronte a questo scenario infrastrutturale e anche in considerazione del particolare momento della congiuntura mondiale, potrebbe essere proposta, in sede europea e al G7 l'estensione dell'applicazione per investimenti infrastrutturali strategici della risoluzione «Decision of Eurostat on Deficit and Debt: recording of military equipment expenditure». Decisione di Eurostat sull'indebitamento e sul Debito generato dalle spese per i gradi sistemi per la difesa.
Questa risoluzione, adeguatamente rimodulata, a favore delle reti TEN approvate dal Parlamento Europeo nel 2004 consentirebbe ai Paesi Membri di superare il tetto del 3% previsto dai parametri di Maastricht considerando queste spese non più generanti indebitamento o debito ma investimenti destinati allo sviluppo infrastrutturale europeo. Questa soluzione consentirebbe di superare i vincoli finanziari dei singoli Stati membri, avviare i lavori, generare occupazione e gettito, generare PIL (che non è cosa da poco viste le previsioni del FMI) e ricchezza per diversi anni dotando l'Europa ed in particolare il nostro Paese di quelle infrastrutture che oggi più che mai sono vitali per la ripresa economica e lo sviluppo. Non spetta a noi indicare le soluzioni tecniche e le metodologie applicative di questa soluzione.

Ci piace sottolineare che una iniziativa del genere sarebbe per l'Europa un nuovo New Deal che aiuterebbe ad uscire da questa crisi molto, molto pericolosa per il futuro immediato e quello delle nuove generazioni
*esperto di infrastrutture

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