Cronaca giudiziaria

Cascina Spiotta, riaperta l'indagine. Indagato l'ex Br Lauro Azzolini

La procura di Torino ha acquisito il fascicolo dell’istruttoria che portò, nel 1978, alla condanna del
brigatista Roberto Maraschi, lasciando però irrisolto il mistero dell’identità del secondo uomo

Renato Curcio, anche lui indagato per la sparatoria a cascina Spiotta, nell'alessandrino nel 1975
Renato Curcio, anche lui indagato per la sparatoria a cascina Spiotta, nell'alessandrino nel 1975

È Lauro Azzolini, ex membro di vertice delle Brigate Rosse, il nome nuovo nelle indagini condotte dalla Procura di Torino sulla sparatoria alla cascina Spiotta, in provincia di Alessandria, dove il 5 giugno 1975 morirono Mara Cagol, moglie del fondatore dell’organizzazione Renato Curcio (a sua volta indagato), e un appuntato dei carabinieri, Giovanni D’Alfonso.

Nel corso delle nuove indagini, avviate su impulso dei figli di D’Alfonso, Bruno, assistito dall’avvocato Sergio Favretto, e Cinzia, assistita dall’avvocato Nicola Brigida, è stato acquisito il fascicolo dell’istruttoria che portò, nel 1978, alla condanna del brigatista Roberto Maraschi, lasciando però irrisolto il mistero dell’identità di un secondo brigatista presente alla Spiotta datosi poi alla fuga. Lo stesso brigatista che stilò una sorta di relazione interna che venne trovata dai carabinieri nel covo di via Maderno a Milano il 18 gennaio 1976.

Proprio quella relazione, composta di 13 fogli dattiloscritti, acquisita dalla procura di Torino nell’ambito del fascicolo originale sul caso, ha fornito nuovi spunti investigativi. Sul memoriale i Ris dei carabinieri hanno rilevato ben 11 impronte digitali di Lauro Azzolini e il confronto col cartellino dattiloscopico dell’ex brigatista e di Mario Lupo, un alias proprio di Azzolini, ha dato esito positivo.

È stato proprio Renato Curcio a raccontare nel suo libro "A viso aperto" scritto col giornalista Mario Scialoja ed edito nel 1993, che era stato il brigatista fuggito alla Spiotta a stilare le relazione interna sulla sparatoria. Il 3 novembre 1987 Azzolini fu dichiarato estraneo alla sparatoria da una sentenza di non luogo a procedere per non aver commesso fatto, ma oggi la procura di Torino ha fissato una nuova udienza sul caso per il prossimo 9 maggio, riaprendo le indagini su Azzolini.


Proprio a Il Giornale, lo scorso 22 ottobre, Luciano Seno, alto ufficiale dei carabinieri e poi del Sismi, nel 1975 uomo di punta
dei nuclei speciali antiterrorismo del generale Dalla Chiesa, aveva indicato in Azzolini il brigatista fuggitivo alla Spiotta. L’ex brigatista, oggi 79enne, è una figura di spicco nella storia dell’eversione rossa italiana. Il suo nome è legato alla stagione più dura del terrorismo italiano ed è stato coinvolto anche nel caso Moro. E proprio da un suo borsello smarrito inavvertitamente a Firenze nel luglio 1978, contenente tra le altre cose una pistola, dei documenti delle Br e un mazzo di chiavi, che i carabinieri di Dalla Chiesa arrivano, l’1 ottobre 1978, al covo di Via Monte Nevoso a Milano, dove sarà rinvenuto il memoriale di Aldo Moro.

Lo stesso covo in cui, 12 anni dopo, verranno ritrovate altre carte, tra cui lettere inedite e mai recapitate, dello statista democristiano.

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